Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2013 alle ore 06:54.

My24


Dovrebbe essere approvato oggi dal Senato il decreto legge sulla Pubblica amministrazione al cui interno la commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama ha inserito gli emendamenti relativi alle società controllate dall'Ilva e alla modifica delle norme sul sequestro preventivo. In verità l'esame dell'aula era previsto già da ieri pomeriggio, ma la discussione non c'è stata in quanto si attende il parere della commissione Bilancio sugli emendamenti. Una volta «incassato» il sì di Palazzo Madama, il decreto andrà alla Camera. I tempi sono serrati in poichè il provvedimento scade il 30 ottobre.
La modifica delle norme sul sequestro preventivo trae spunto dal caso di Riva Acciaio, i cui stabilimenti sono stati fermati nei giorni scorsi dalla proprietà dopo che il gip di Taranto ha fatto scattare i sigilli su beni, conti e partecipazioni. L'emendamento proposto dal Senato interviene sul decreto legislativo 231/2011 (responsabilità amministrativa delle imprese) e propone che in caso di sequestro «eseguito ai fini della confisca per equivalente» (in sostanza quello che è accaduto per Riva Acciaio), il custode amministratore giudiziario consente «l'utilizzo e la gestione agli organi societari» di beni, titoli, azioni e liquidità delle aziende sequestrate «esclusivamente al fine di garantire la continuità e lo sviluppo aziendali, esercitando i poteri di vigilanza e riferendone all'autorità giudiziaria». Potrebbe cambiare, quindi, il ruolo del custode amministratore giudiziario (per Riva Acciaio il commercialista tarantino Mario Tagarelli): da gestore delle aziende sequestrate a controllore dell'operato della proprietà. Potrebbe perchè, non essendoci riferimenti espliciti al pregresso, è evidente che la norma valga dall'approvazione della legge in poi. Inizialmente si pensava di fare una norma con valore retroattivo - lo annunciò il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato -, ma poi non si è fatto più nulla.
Le norme sull'Ilva, invece, intervengono sulla legge 231/2012 («Salva Ilva») e precisano che «per beni dell'impresa si devono intendere anche le partecipazioni dirette e indirette in altre imprese, nonchè i cespiti aziendali alle stesse facenti capo». In sostanza, i poteri commissariali di Enrico Bondi si estendono dagli stabilimenti Ilva di Taranto, Genova e Novi Ligure anche sulle nove società controllate. A Bondi, inoltre, con una variazione della legge 89/2013 (quella sul commissariamento) è assegnato anche il compito di redigere e approvare il bilancio di esercizio «e, laddove applicabile, il bilancio consolidato dell'impresa soggetta a commissariamento».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi