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Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2013 alle ore 06:52.

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CRESCENTINO (VC). Dal nostro inviato
Vittorio Ghisolfi, cavaliere del lavoro e presidente del gruppo Mossi&Ghisolfi, tradisce un po' di emozione sul palco. Al punto però arriva subito, dopo i ringraziamenti di rito: «Per costruire questo impianto ci sono voluti un milione di ore lavorative. Con nessun incidente, né piccolo, né grande».
A novembre il gruppo Mossi&Ghisolfi festeggerà i suoi 60 anni di attività «iniziata nell'orto di famiglia e con la prima produzione di tappi per sostituire i tappi di sughero». Con ogni probabilità si arriverà alla quotazione di una parte del gruppo alla Borsa di Hong Kong (alla Reuters è stato dichiarato che «c'è ancora molto da fare, speriamo di andare in Borsa entro la fine dell'anno, dipende dalle condizioni di mercato»). Di certo, ne è stata fatta di strada fino al taglio del nastro di questo impianto nella Bassa Vercellese, di proprietà di Beta Renewables, joint venture fra Biochemtex (società di ingegneria di Mossi&Ghisolfi), il fondo americano Tpg (Texas Pacific Group) e il leader mondiale della bio-innovazione, la danese Novozymes. L'impianto è frutto di un investimento da 150 milioni di euro con il quale si è data vita alla prima bioraffineria al mondo per produzione di bioetanolo di seconda generazione, vale a dire quello fatto derivare da residui agricoli e colture marginali che nulla hanno a che fare con le produzioni alimentari. La produzione a regime sarà di 75 milioni di litri di bioetanolo.
Il colpo d'occhio dell'impianto è imponente, su un'area di 15 ettari. E l'inaugurazione del sito è stata salutato con grandissimo favore da tutti i rappresentanti delle istituzioni presenti: oltre al ministro Zanonato, il governatore piemontese Roberto Cota, il sindaco di Crescentino, Marinella Venegoni, il presidente della Provincia di Vercelli, Carlo Riva Vercellotti. Del resto, è stata occupata un'area dismessa dalle fonderie della Teksid in un territorio a forte vocazione agricola che permetterà di sfruttare «un'ampia varietà di biomasse disponibili a basso costo in un raggio di 70 chilometri: principalmente paglia di riso, di cui l'area è ricca», ha spiegato l'ad di Beta Renewables Guido Ghisolfi, annunciando progetti di sviluppo del gruppo nella ricerca «a Bari, dove abbiamo un nostro centro, ma anche a Rivalta Scrivia, dove c'è un parco tecnologico di proprietà della Regione in cui lavorano 250 nostri ricercatori. Contiamo di arrivare a mille». Tutto questo mentre c'è un aspetto da non trascurare per lo sviluppo delle bioraffinerie: «Ogni anno in Italia – afferma Ghisolfi – si perdono naturalmente attorno ai 100mila ettari di terreno per abbandono naturale».
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