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Questo articolo è stato pubblicato il 12 ottobre 2013 alle ore 08:41.

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CREMONA
Investimenti e infrastrutture. Gli industriali di Cremona chiedono alla politica un salto di qualità per invertire il trend di declino del Paese, puntando in particolare sull'attrazione di nuovi capitali produttivi. Il sistema attuale, spiega nel corso dell'assemblea annuale il presidente dell'Associazione Industriali di Cremona Mario Caldonazzo, spreca risorse e occasioni, è sordo agli appelli del manifatturiero, fa quasi pensare «ad un inconfessato progetto di deindustrializzazione del Paese». Rischio da evitare provando a costruire un ambiente più favorevole all'attività economica, puntando anzitutto sulla riduzione del carico fiscale per lavoro e imprese e sul rilancio delle infrastrutture. Alla Regione Lombardia Caldonazzo propone un patto che si ponga l'obiettivo di attrarre nuovi investimenti sul territorio attraverso la creazione di aree di sviluppo agevolato, contratti di insediamento sulla scorta di quanto già sperimentato in Piemonte, un'agenzia di marketing territoriale che sappia "vendere" all'estero le opportunità presenti in Regione. E che magari sia in grado – osserviamo noi – di evitare che un investitore estero, come è accaduto poche settimane fa all'azienda israeliana Elcon – debba attendere 16 mesi per avere dalla Regione una valutazione di impatto ambientale, poi espressa con un "no". Al Governatore della Regione Roberto Maroni si chiedono anche interventi di "software", per migliorare la formazione e l'incrocio di domanda e offerta di lavoro; e di "hardware" con il rilancio delle infrastrutture locali a partire dalla realizzazione, più volte promessa e mai concretizzata, della navigabilità del fiume Po.
Interventi "pesanti" sui quali pesa l'handicap della mancanza di risorse, e in questo quadro per Caldonazzo diventa ineludibile il tema della spending review. «Che significa – spiega – porre un freno alla mancanza di regole e alla moltiplicazione dei centri di costo, rendendo una certezza il passaggio dalla spesa storica ai costi standard». Efficienza nella gestione delle risorse a cui viene chiamata anche la Regione Lombardia, con l'auspicio dell'utilizzo di poche misure semplici e agevolmente fruibili. Parte dei fondi disponibili – spiega Caldonazzo – potrebbero essere dedicati a un fondo unico per il rilancio competitivo e a fondi territoriali per gli investimenti produttivi, da utilizzare localmente per il rilancio dei settori principali delle diverse aree. La gravità del momento –conclude Caldonazzo – impone a tutti una riflessione. Gli stessi imprenditori devono trovare il coraggio di aprirsi alle collaborazioni con altre imprese, non confondere il patrimonio aziendale con quello personale, puntare con maggior forza sull'export. Ma il richiamo alla responsabilità coinvolge anche gli enti locali, troppo spesso chiusi nelle proprie procedure; i sindacati, legati a vecchie ideologie; le banche, troppo selettive nel credito; i cittadini, poco ambiziosi per il proprio territorio. In sintesi, è il momento di rimettersi in discussione, occorre un passo indietro rispetto agli interessi di parte, un passo avanti verso l'interesse generale.
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