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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2013 alle ore 11:16.
L'ultima modifica è del 14 ottobre 2013 alle ore 22:46.

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Alitalia-Cai arriva al capolinea dopo aver perso un miliardo e 252 milioni di euro da dicembre 2008 al 30 giugno scorso. Se si fa un confronto con i circa 5 miliardi di perdite in 20 anni della vecchia Alitalia pubblica, messa in liquidazione dal governo Berlusconi il 28 agosto 2008, emerge che la gestione privata dei Capitani coraggiosi è stata un po' peggiore di quella pubblica. La Cai presieduta da Roberto Colaninno in 4 anni e sette mesi ha perso in media 22,76 milioni di euro al mese contro i 20,83 milioni dell'Alitalia pubblica in vent'anni, vale a dire 759mila euro al giorno rispetto a 694mila.

Questo malgrado le agevolazioni avute da Cai, il monopolio nazionale ricreato con l'unione con Air One e le condizioni favorevoli dell'acquisto della polpa di Alitalia, tra cui la svalutazione della flotta e il licenziamento di oltre 7mila dipendenti. Per contro, i Capitani coraggiosi sono stati indeboliti dalla guerra sanguinosa contro il treno ad alta velocità di Mauro Moretti.
Ben diverso il clima all'inizio del viaggio. «Siete dei patrioti. Vi ringrazio per aver risposto con il cuore e vedrete che sarà un buon investimento», disse il premier Silvio Berlusconi nella cena con gli imprenditori, il 5 dicembre 2008 a Villa Madama. Erano della partita 21 soci italiani tra cui Emilio Riva (ha versato 120 milioni, il primo italiano), i Benetton, Gavio, Colaninno, la Pirelli, Salvatore Ligresti, il gruppo Angelucci, Edoarda Crociani, l'allora presidente della Confindustria Emma Marcegaglia con l'azienda di famiglia, con 10 milioni, la quota più piccola. A bordo anche Carlo Toto, che fece un affare vendendo alla Cai Air One, per 1.054 milioni (compresi 600 milioni di debiti), un prezzo più alto – di 2 milioni – del valore riconosciuto alla polpa di Alitalia, benché questa fosse sette volte più grande di Air One e avesse slot negli aeroporti di quasi tutto il mondo per un valore stimato di 800-900 milioni, ceduti gratis a Cai nonostante. Toto stipulò anche un contrattone per cedere in locazione negli anni successivi alla Cai 71 jet Airbus, contratto poi ridimensionato a 14 aeroplani.

Regista dell'operazione voluta da Berlusconi per stoppare l'avanzata di Air France fu Intesa Sanpaolo, entrata nella Cai con 100 milioni e artefice del Progetto Fenice, con l'allora ad Corrado Passera e l'attuale dg Gaetano Miccichè. Passera aveva detto nel dicembre 2007: «Dare l'Alitalia ai francesi significherebbe buttarla via. Con i francesi Alitalia non sarà più un'azienda indipendente, si continuerà a volare sui vecchi Md80, Malpensa perderà la possibilità di diventare un grande aeroporto». Gli Md80 sono rimasti nella flotta Alitalia fino agli ultimi mesi del 2012. La compagnia oggi dichiara una «flotta operativa» di 141 aerei: ne aveva 175 nell'estate 2008 e in più Air One ne aveva circa 60, altro che sviluppo.

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