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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2013 alle ore 19:03.
L'ultima modifica è del 15 ottobre 2013 alle ore 20:19.

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Almeno a giudicare dal comunicato emesso stamane dopo la maratona notturna in assemblea, anche Air France-Klm si sarebbe allineata alla manovra finanziaria da 500 milioni di euro che dovrebbe ridare ossigeno all'ex compagnia di bandiera. Ma dietro il via libera si nascondono molte perplessità, che i transalpini non hanno mancato di rimarcare anche durante il confronto di ieri.

Per sottoscrivere l'aumento di capitale i soci avranno 30 giorni di tempo, e la compagnia franco-olandese non ha alcuna fretta. Le condizioni da loro poste sono chiare ed è per questo che, sempre oggi, parlando all'agenzia Reuters, una fonte del gruppo ha confermato che al momento non ci sono certezze su un'eventuale adesione all'operazione. «La possibilità di una nostra partecipazione è in questo momento al 50%».

Il perché è noto. I francesi chiedono garanzie molto stringenti sul futuro del vettore e nutrono seri dubbi sull'efficacia del piano presentato dall'ad Del Torchio. E non sono nemmeno convinti che la manovra delineata nei giorni scorsi offra respiro lungo all'azienda. In sostanza, i 500 milioni di euro appena deliberati rischiano di essere l'ennesima boccata d'ossigeno senza un reale rilancio industriale. Ecco perché, prima di accordare il loro disco verde, vogliono essere certi che le richieste siano soddisfatte.

Il primo nodo riguarda la governance. I transalpini non sono disposti a iniettare nuovo capitale senza poter avere voce in capitolo nelle decisioni del gruppo. L'obiettivo è replicare per Alitalia il modello già adottato per l'integrazione con Klm, mettendo a disposizione del vettore la loro expertise per valorizzare il business. Tradotto: poter incidere nelle scelte strategiche della società.

Il secondo tassello è collegato al piano industriale. La scelta di Del Torchio di focalizzare il futuro della compagnia sul lungo raggio e sull'avvio di nuove rotte intercontinentali non è ritenuta vincente. Tali attività, è il ragionamento dei transalpini, non generano ritorni nel breve periodo e Alitalia non può permettersi di perdere tempo in attesa che le nuove tratte arrivano a break-even.

L'ultimo punto riguarda poi la ristrutturazione del debito. Visto il pressing in patria, dove il gruppo franco-olandese sta negoziando un piano lacrime e sangue, per Air France-Klm non è accettabile doversi accollare i debiti della compagnia italiana. Perciò è necessario che tutti facciano la loro parte. La trattativa dunque tra le due sponde prosegue e nessuno scenario può essere escluso. Anche se dall'Italia non mancano gli appelli ad aderire. E, se non colpisce quello rivolto dal dg di Intesa Sanpaolo, Gaetano Miccichè («spero che sottoscriva aumento anche Air France che è il partner naturale»), stupisce sicuramente la sponda lanciata stamane dal ministro per lo Sviluppo Flavio Zanonato («per Alitalia bisogna trovare il modo per rilanciarsi anche attraverso partnership internazionali a partire da quella con Air France»). Lo stesso che, poco meno di un mese fa, non aveva mancato di esprimere le sue riserve su una possibile integrazione con i transalpini.

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