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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2013 alle ore 07:36.
L'ultima modifica è del 17 ottobre 2013 alle ore 09:46.

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All'aeroporto di Ancona, in un hangar, il jet privato Falcon della Indesit è a terra. È l'aeroplano usato normalmente dall'azienda per gli spostamenti aziendali, ma è da tempo fermo. Per risparmiare. Il colosso italiano degli elettrodomestici, uno dei simboli dell'industria manifatturiera del Paese, deve anch'esso fare i conti con la crisi (soprattutto il crollo dei consumi in Europa) e con la spending review. Il Falcon non è il solo taglio dei costi che l'azienda fondata da Vittorio Merloni, alle prese con un impegnativa ristrutturazione, si trova ad affrontare. Ieri a Fabriano, si e' riunito il cda: sul tavolo del supermanager Marco Milani, che da alcuni mesi assomma i doppi poteri di presidente e ad, c'era la questione del piano strategico triennale. Nonostante una gamma di prodotti rinnovata, la semestrale al 30 giugno si è chiusa con una perdita di 17 milioni (e un secondo trimestre assai pesante, in rosso per 21 milioni), e un giro d'affari che accusa il calo dei consumi (-4%). La cosa ha messo sull'attenti i consiglieri di minoranza e indipendenti: una piccola "fronda" ha chiesto all'ad Milani di intervenire perché a loro detta il risultato sarebbe peggio di quanto previsto dal business plan presentato la scorsa primavera al nuovo cda. Dall'azienda gettano acqua sul fuoco: il consiglio è in realtà un appuntamento di routine. Ogni anno l'azienda fa il punto sui piani triennali. Non è prevista nessuna revisione del piano industriale dunque, tagliano corto a Fabriano. Ma non è escluso che il manager 59enne si sia presentato in consiglio con interventi per contrastare il peggioramento del mercato e dello scenario macro. Il tutto mentre da mesi Indesit è nell'occhio del ciclone dopo l'annuncio di circa 1400 esuberi in Italia (un terzo di tutti gli impiegati). I sindacati sono scesi sul piede di guerra, la città di Fabriano, che ruota attorno all'azienda, è preoccupata (con il sindaco in prima linea) e anche alla Regione Marche (dove Indesit è la più grossa industria "pesante" rimasta) si segue con estrema attenzione la vicenda. Da mesi l'azienda riassicura che non ci saranno licenziamenti ed esclude delocalizzazioni o chiusure di stabilimenti in Italia: dietro la pressione delle parti sociali, l'azienda ha ridotto gli esuberi (-11% sul totale originario) e aumentato gli investimenti (passati dagli iniziali 70 agli attuali 78 milioni).

Più che a Fabriano, però, gli occhi dei più attenti osservatori sono puntati ad Ancona. Ma non negli hangar di cui sopra. Piuttosto, in Tribunale. Un anno fa nacquero tensioni all'interno della famiglia tra i quattro fratelli (Andrea, Aristide, Maria Paola e Antonella), figli di Vittorio. In piu' l'anziano patriarca, uno degli ultimi capitani d'industria, non gode di buona salute. E, pur essendo uscito da tempo dalla gestione dell'azienda, la cassaforte Fineldo, che controlla la maggioranza di Indesit, è ancora nelle sue mani: Merloni Senior ha l'usufrutto del 100% delle azioni Fineldo, mentre i figli e la moglie Franca sono titolari della sola nuda proprietà (hanno le azioni, ma non il diritto di voto). La soluzione trovata all'interno della famiglia a inizio anno era stata duplice: da un lato il passo indietro del presidente Andrea Merloni, il figlio cui era stato affidato il passaggio generazionale con la successione al padre Vittorio sulla poltrona di numero uno. Dall'altro, per evitare l'empasse decisionale in seno alla cassaforte (cosa che già si è sfiorata in occasione del rinnovo del cda Indesit, quando Fineldo ha dovuto presentare la sua lista di maggioranza), la famiglia ha deciso di ricorrere a un tutore legale per Vittorio, che ha ancora tutti i poteri decisionali sulla holding. Sulla scelta della persona cui affidare un incarico così impegnativo c'erano state discussioni, poi i figli la scorsa primavera hanno raggiunto un accordo convergendo sul nome della madre Franca. Una figura di continuità e soprattutto di garanzia dei delicati equilibri familiari.

Ma dal Tribunale è arrivata, inaspettata, la doccia fredda: richiesta respinta. Il giudice ha ritenuto la signora inadeguata al ruolo. E ha fatto una contro-proposta avanzando la nomina a tutore di un professionista di Bologna. La famiglia, però, ha a sua volta rifiutato. La palla è dunque tornata a Fabriano dove i Merloni hanno messo a punto una seconda proposta da presentare al tribunale. E questa, secondo quanto si apprende, vedrebbe come tutore di Vittorio, e del pacchetto azionario di Fineldo, il figlio Aristide. Fratello gemello di Andrea, l'altro erede maschio è finora sempre rimasto volontariamente fuori dalla gestione dell'azienda. Appassionato di calcio (grande tifoso juventino) e di moto, si è occupato di altri business (come il sito internet motonline.it). Ma chi lo conosce, descrive Aristide, che porta il nome del nonno (il fondatore dell'allora Merloni Elettrodomestici), come una persona dalle idee molto chiare. L'eventuale futuro tutore pensa che in un mercato globale, e soprattutto con un Europa in crisi, Indesit abbia bisogno di un partner. Questo vuol dunque dire che la famiglia sarebbe dunque pronta a fare un passo indietro per creare un leader europeo o mondiale in coabitazione? E' una conclusione al momento affrettata. Ma di sicuro, nel caso i Merloni vogliano prendere altre strade che non siano quella stand-alone, i pretendenti non mancherebbero. Tra quelli che più insistenza, e da tempo, stanno bussando alla porta di Indesit, c'è la turca Arcelik. Marchio sconosciuto in Italia, Arcelik è di proprietà della famiglia Koc, gli Agnelli di Turchia. Un identikit che potrebbe piacere un gruppo di capitalismo familiare come Indesit che peraltro nel paese eurasiatico ha una forte presenza (con uno stabilimento , mentre per i turchi allearsi coi Merloni significherebbe aprirsi le porte dell'Europa. Finora nessuno a Fabriano ha mai pensato di rispondere alle avances turche. E nemmeno a quelle di un altro colosso che su Indesit avrebbe fatto un pensiero: Electrolux. Gli svedesi sono già in Italia da tempo. Anni fa hanno rilevato la storica Zanussi. Quindi il mercato italiano è già presidiato. Ma con un mercato europeo in contrazione, allearsi con un big del calibro di Indesit, peraltro ben posizionato sui mercati emergenti (oltre la Turchia, anche la Russia) avrebbe molto senso industriale.

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