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Questo articolo è stato pubblicato il 16 ottobre 2013 alle ore 06:46.

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Il 70% delle aziende più internazionalizzate e innovatrici della provincia di Padova registra ricavi superiori ai livelli pre crisi. Definire l'identikit delle Pmi vincenti di fronte alla recessione, studiare il loro modo di reagire, gli anticorpi e le difese costruite, per poterle imitare, è il metodo che si va diffondendo. Così il Veneto riparte dalle proprie certezze: quelle delle realtà che hanno dimostrato non solo di tenere, ma anche di saper crescere. Esempi da seguire e da pubblicizzare, mettendo i fattori di sopravvivenza e di successo alla portata di tutti.
Il modello Padova
Le "lepri del manifatturiero", le definiscono: sono aziende medie, con oltre 50 addetti, tutte molto integrate nei mercati internazionali non solo grazie all'export (il 56,1% colloca all'estero più di metà del fatturato) ma anche per la presenza di sedi commerciali o produttive. E sono forti innovatrici (61,4% del campione). È questa la tipologia di imprese – studiata da Confindustria Padova e Fondazione Nord Est – che si dimostra vincente, raggiungendo nel 70% dei casi ricavi superiori ai livelli pre crisi. Un campione di 356 imprese manifatturiere della provincia è stato scomposto in quattro insiemi omogenei: oltre alle "medie dominanti", risultate sul podio, sono state studiate le "esploratrici solitarie", le più diffuse con una prevalenza di addetti fra le 20 e le 49 unità, un fatturato fino a 25 milioni e una bassissima propensione a lavorare in rete o sperimentare aggregazioni, e le "medie peer to peer", disponibili a scambiare risorse con una grande disponibilità al network. Infine, le "piccole local", composte da micro imprese in prevalenza con con meno di 20 addetti, molto dipendenti dal mercato nazionale (il 51,9% non esporta).
Senza sorprese, quest'ultima tipologia è risultata la più sofferente. «Si allarga – dice il presidente di Confindustria Padova Massimo Pavin – la forbice fra le imprese che sono riuscite a mantenere buoni risultati grazie a riorganizzazioni interne e contenuto tecnologico dei prodotti e quelle intrappolate nel crollo della domanda interna. Individuare le eccellenze e diffonderle significa dare modelli per ripensare il business».
I 500 campioni
È una task force per la rinascita dell'industria veneta, quella presentata nei giorni scorsi. Al progetto Innovarea collaborano Regione Veneto, università Ca' Foscari e Confindustria Veneto «per superare questi anni di stagnazione e dare una nuova "spinta" all'economia regionale». Il punto di partenza è una lunga fase di ricerca su oltre 30mila realtà imprenditoriali venete. Ne sono state individuate 500 ad alto potenziale innovativo, eccellenze che saranno guidate in un percorso biennale per creare relazioni e sviluppare reti di imprese capaci di inserirsi a livello internazionale, affrontare nuovi mercati e generare nuove tecnologie, indicando anche la direzione nella quale il Veneto dovrà muoversi e investire.
Solo in provincia di Belluno sono state identificate 50 realtà: saranno chiamate a unirsi per diventere terreno fertile per lo sviluppo di start up innovative e comunità di aziende complementari, in grado di rilanciare l'economia regionale. Fra i casi segnalati quello della D.F. di Quero, azienda familiare, con quattro soci e una quindicina di dipendenti che produce componenti per gli occhiali, un settore che ha visto i contoterzisti falcidiati dalla concorrenza e dalla crisi. «Abbiamo sofferto – racconta Lara Franzoia, una dei soci con il fratello e i genitori – ma siamo riusciti a resistere e registrare risultati positivi. Nel momento in cui abbiamo iniziato ad avvertire le prime difficoltà abbiamo rivisto i costi, tagliando ovunque fosse possibile, a iniziare dai nostri compensi. Allo stesso tempo, ci siamo adeguati alle esigenze dei clienti.
Non potendo competere sui costi, abbiamo deciso di non produrre più solo pezzi in metallo, ma di realizzare anche lavorazioni più complesse sul materiale che ci veniva fornito. Diversificando ci siamo ricavati una nicchia di mercato che i concorrenti asiatici non sono in grado di occupare».
@Ganz24Ore
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