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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2013 alle ore 08:59.

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Non è un caso che uno degli stanziamenti più sbandierati del pacchetto agricolo della Legge di Stabilità sia stato il fondo di 5 milioni per gli indigenti. Una prova che anche il nostro paese deve fare i conti con le nuove povertà. Ed è sulla crisi che quest'anno si è concentrato il XIII Forum Internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione organizzato dalla Coldiretti a Cernobbio.
Secondo l'analisi presentata ieri, nella prima giornata dei lavori, nel 2013 sono stati oltre 4 milioni i cittadini costretti a chiedere aiuto per alimentarsi, con un aumento del 10% rispetto allo scorso anno. È boom di richiesta di pacchi alimentari a cui hanno fatto ricorso 3,8 milioni di italiani. Sono i numeri del disagio estremo, ma a rischio di riduzioni e rinunce è un'ampia platea di cittadini. L'indagine realizzata da Coldiretti-Ixe' rileva infatti che si taglia su tutti i fronti dall'abbigliamento alle vacanze, dai beni tecnologici alle auto. I generi alimentari sono gli unici a salvarsi. Solo il 14% degli italiani ha dichiarato infatti di aver ridotto la spesa alimentare. Ma la crisi vera o percepita ha comunque cambiato gli stili alimentari. La metà dei consumatori ha detto addio al negozio di fiducia dirottando gli acquisti sul low cost. Sembrano invece resistere i prodotti di qualità e a marchio. Meno etnico dunque e più Doc, Dop e biologico. Il 77% degli intervistati ha dichiarato di continuare a scegliere prodotti a denominazione di origine e il 50% privilegia il bio. Per tutti una certezza: l'agroalimentare, con la moda, è un motore delle ripresa. L'agricoltura ha viaggiato in controtendenza in termini di valore aggiunto e lavoro anche se negli ultimi mesi le performance si sono appannate, ma resta un settore ricco di potenzialità, asset strategico per il sistema paese. «Una conferma – ha detto Sergio Marini, presidente (uscente) della Coldiretti – della validità e modernità del modello di sviluppo agricolo made in Italy». É la forza dei primati dell'agricoltura con un valore aggiunto per ettaro doppio rispetto a quello di Francia e Spagna e una ricchissima varietà di offerta sicura, e dell'agroalimentare nel suo complesso che nel 2013 ha aumentato del 7% il valore dell'export che ha raggiunto 34 miliardi. L'unico nervo scoperto è il reddito, non adeguato, come ha denunciato Marini. Le imprese agricole nonostante lo slancio in termini di investimenti e innovazione sono strette nella morsa dei costi insostenibili e dei prezzi che non consentono margini di guadagno. Una condizione comune a tutti i produttori europei anche se gli agricoltori italiani si collocano in fondo alla lista dei partner Ue.
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