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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2013 alle ore 08:55.

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CERNOBBIO
La contraffazione dei prodotti alimentari made in Italy costa 300mila posti di lavoro: un danno enorme che si potrebbe riassorbire con un'azione di contrasto a livello nazionale e internazionale: sono questi i risultati del nuovo rapporto 2013 sulle "Agromafie", sui crimini agroalimentari elaborato da Eurispes e Coldiretti e presentato ieri al 13° Forum sull'alimentazione della Coldiretti.
Il fatturato del falso Made in Italy (compreso l'imponderabile fenomeno dell'Italian sounding) nel solo agroalimentare ha superato i 60 miliardi di euro. Nonostante la contraffazione, quest'anno, l'export italiano crescerà dell'8% al record storico di 34 miliardi. «Che potrebbe addirittura triplicare – secondo l'organizzazione di Sergio Marini – senza le aziende pirata. E non contando il danno d'immagine soprattutto nei mercati emergenti, dove spesso il falso è più diffuso del vero e condiziona negativamente le aspettative dei consumatori».
Il rapporto Agromafie 2013 valuta che il giro d'affari della criminalità raggiunga 14 miliardi, +12% rispetto a due anni fa. L'agricoltura e l'alimentare sono considerate aree prioritarie di investimento dalla Mafia spa: controllano in molti territori la distribuzione e talvolta anche la produzione del latte, della carne, della mozzarella, del caffè, dello zucchero, dell'acqua minerale, della farina, del pane clandestino, del burro e, soprattutto, della frutta e della verdura. Quanto poi all'interramento di rifiuti tossici si stima che gli ettari contaminati siano 724mila, cioè un'estensione pari a quella del Friuli Venezia Giulia.
Controlli e trasparenza sono la parola d'ordine del ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, che da Cernobbio ha annunciato un piano di riassetto dell'Agea. Sarà presentato un emendamento del governo (c'è già un'intesa con il ministero dell'Economia e le commissioni agricoltura di Camera e Senato) alla Legge di stabilità che ridisegnerà l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura, la cassaforte da cui transitano ogni anno circa 5 miliardi di contributi comunitari, attualmente commissariata. Il modello – ha spiegato il ministro – è l'Agenzia del Demanio con una presenza capillare sul territorio e con un coordinamento autonomo che ribalta così la scelta del precedente ministro che lo aveva portato sotto il controllo diretto del Mipaaf.
L'Agea dunque è uno dei tasselli della nuova politica nazionale che il ministro sta mettendo in cantiere. E che parte dall'applicazione della politica agricola comunitaria appena varata. Un'attuazione assai complessa che offre ampi margini di flessibilità, ma che nel nostro paese rischia di aggravare le spaccature del mondo agricolo. I primi segnali sono già arrivati sul punto nevralgico dei destinatari dei premi Pac. Tutto dipenderà da dove si deciderà di fermare l'asticella che bloccherà l'assegnazione degli aiuti. Ma De Girolamo ha chiarito: niente divisioni, un tema che appassiona solo le singole categorie di rappresentanza. La linea sostenuta con forza dalla Coldiretti è di blindare i premi a imprenditori agricoli professionali e coltivatori diretti iscritti all'Inps. Una platea di non più di 400mila destinatari a cui andrebbe aggiunta una manciata di società a fronte degli attuali 1,2 milioni. Giovedì comunque si scopriranno le prime carte al vertice convocato al Mipaaf con organizzazioni agricole e regioni. Intanto il primo banco di prova saranno i circa 250 milioni in più che dovranno essere distribuiti con l'entrata in vigore nel 2014 delle misure transitorie della riforma con un aumento dal 3 al 6% degli aiuti accoppiati. L'annuncio lo ha dato il presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, che ha ribadito i ritardi dell'Italia nella scelta dei criteri di applicazione di una riforma che pur non essendo la migliore possibile presenta molte novità e opportunità. Agricoltore attivo, ma anche altri strumenti su cui manovrare dai “primi ettari” alle aree svantaggiate. E con una via d'uscita ottenuta proprio da De Castro: la revisione di medio periodo nel 2017.
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