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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2013 alle ore 12:29.

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Dubai ed Emirati Arabi Uniti oggi sono uno dei mercati di sbocco più interessanti per gli imprenditori italiani e questo, essenzialmente, per tre ragioni.

Ragioni logistiche: gli Emirati si trovano in una posizione strategica a cavallo tra tre continenti (Europa, Asia, Africa) e sono collegati in maniera capillare con tutte le città dell'area con la possibilità, quindi, di raggiungere due miliardi di persone. Per questo gli Emirati sono stati scelti da molte società internazionali quale hub logistico. Inoltre, la presenza di numerosi centri commerciali e l'affluenza di milioni di turisti hanno reso Dubai uno "shopping center" dove poter mostrare i propri prodotti a un numero enorme di potenziali compratori.

Ragioni organizzative: Dubai, molto meno ricca di materie prime rispetto alla vicina Abu Dhabi, ha investito notevoli risorse proprio per attrarre capitali stranieri e sviluppare il settore terziario. Sono state quindi create infrastrutture d'avanguardia e sviluppati trasporti e servizi, e sono state introdotte norme volte a snellire la burocrazia e facilitare gli imprenditori stranieri.

Ragioni fiscali: non esiste alcun tipo di imposizione fiscale diretta o indiretta sia a carico delle persone giuridiche che delle persone fisiche. Sono previste solo tasse municipali che hanno un'incidenza minima. Occorre però ricordare che le imprese italiane che operano in loco devono verificare con molta attenzione i rapporti fiscali con l'Italia, dato che gli Emirati sono tuttora inseriti nella cosiddetta Black list fiscale, proprio perché hanno una tassazione notevolmente inferiore a quella italiana.

Per contro, bisogna però anche tenere presente che la concorrenza con cui confrontarsi è mondiale ed il fattore prezzo riveste sempre un grande rilievo al fine della conclusione dell'affare. Occorre effettuare un preventivo studio di mercato per valutare quali concrete possibilità di successo possa avere la propria idea imprenditoriale, a fronte degli inevitabili investimenti iniziali.

La penetrazione nel mercato può essere comunque graduale, dato che l'impresa italiana può anzitutto instaurare un rapporto di agenzia o distribuzione con un agente emiratino, stando però attenti a regolamentare correttamente il rapporto dato che la normativa tende a favorire gli agenti locali. Se si è invece prevista una presenza più stabile fin da subito, è possibile costituire un ufficio di rappresentanza, una filiale o una vera e propria società controllata.

Giova ribadire che il mercato di riferimento non deve però essere solo quello emiratino, ma anche quello dei paesi limitrofi, per cui le aziende italiane possono mettere una base negli Emirati per pubblicizzare i loro prodotti o servizi da vendere poi a compratori mediorientali, africani, indiani o delle repubbliche ex sovietiche.

Se l'attività dovrà svilupparsi sul territorio emiratino (mainland), gli aspetti burocratici saranno un po' complessi. Inoltre sarà necessaria la presenza di un partner locale il cui ruolo varia a seconda della struttura giuridica prescelta. Nel caso di ufficio di rappresentanza e di filiale, il "service agent" locale avrà la sola funzione di collegamento con le autorità, mentre nel caso di società entrerà invece nella compagine sociale in qualità di partner di maggioranza (51%), anche se poi i suoi poteri effettivi di gestione potranno essere limitati con appositi patti parasociali.

Qualora invece la società volesse usare gli Emirati solo come base logistica per sviluppare i propri affari nelle aree limitrofe, allora potrà optare per la creazione di una filiale o società controllata all'interno di una delle numerose Free Zone. In questo caso, tutta la documentazione sarà in inglese, la burocrazia ridotta, dato che l'unico interlocutore sarà il funzionario della free zone, e non sarà necessaria alcuna presenza di un partner emiratino.

Le caratteristiche delle Free Zone che le rendono attraenti per l'imprenditore straniero sono: assenza di burocrazia e alto livello di supporto amministrativo da parte delle autorità della zona franca dove la lingua ufficiale è l'inglese; strutture logistiche dedicate e disponibilità di uffici e magazzini, spesso vicini a porti e aeroporti; procedure d'assunzione dei dipendenti semplici ed efficienti e disponibilità di manodopera competitiva e qualificata; libertà completa nell'assunzione del personale che può essere anche interamente straniero; un sistema bancario flessibile e confidenziale abituato ad operare con investitori internazionali; possibilità di trasferire senza limiti gli utili all'estero, libertà di rimpatrio dei capitali e nessuna barriera valutaria; assenza di dazi doganali per le merci in entrata e uscita dalla Free Zone. Assenza di tassazione garantita per un periodo di norma pari a 15 anni.
Studio legale Radice

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