Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2013 alle ore 09:29.
L'ultima modifica è del 29 ottobre 2013 alle ore 15:17.

My24

Si chiama SiFood (Science & innovation Food district) il nuovo distretto dell'innovazione tecnologica per la sostenibilità alimentare. L'iniziativa è stata discussa a Varese in un workshop alla presenza del Governatore della Lombardia Roberto Maroni, e del sottosegretario del ministero Istruzione, università e ricerca, Gianluca Galletti.

Si tratta di una realtà composta da aziende del settore agrifood, università, istituzioni e associazioni di categoria (guidata da Whirlpool) finalizzata alla ricerca e allo sviluppo tecnologico nel campo della sostenibilità della filiera alimentare.
Intanto le reti d'impresa accelerano la loro corsa e crescono al ritmo di un centinaio al mese. A fine luglio avevano già doppiato la boa degli oltre mille contratti coinvolgendo più di cinquemila aziende. Con la ripresa autunnale, spiega Aldo Bonomi, vicepresidente per le Reti di impresa, filiere e aggregazioni, di Confindustria, l'attività è diventata ancora più intensa.
Nello stesso tempo, sempre nel settore agroalimentare, si moltiplicano i casi dove, oltre alle classiche reti d'impresa, ci sono esperienze in cordata, sull'onda delle filiere produttive rappresentate dai distretti industriali.
L'esempio forse più significativo che si inserisce nella tradizione del made in Italy è quello della Valtellina. I dati dell'ultimo rapporto dell'Associazione industriali delle carni e dei salumi, sono positivi: la produzione di bresaola è salita a 15.900 tonnellate (+0,6% in termini annui), portando il business a 256,6 milioni di euro.

A favorire l'export (+13,2% in quantità, con per 2.780 tonnellate e ricavi a 49,6 milioni di euro) sono state anche le nuove tecniche di packaging, che rappresentano il 36% sul totale del prodotto, oltre alla tradizionale vendita a banco. Il successo dell'insaccato valtellinese è anche legato al collaudato Consorzio di tutela che associa 15 dei 16 produttori di bresaola. Il modello distrettuale è quello della società apripista (in questo caso il gruppo Rigamonti) che è riuscito a portarsi dietro non solo le altre aziende di minori dimensioni, ma anche l'intera filiera produttiva, dai macchinari ai componenti, dagli imballaggi al servizio.
Un altro esempio, sempre nelle carni, viene da Busca (Cuneo), dove la cordata Terra Viva del Coavi, Consorzio allevatori vitelli, ha rilanciato alla grande la carne di razza piemontese (la città organizza anche l'evento del "Toro arrosto" in piazza). Alcuni pionieri, partiti in sordina per superare la crisi, hanno sfondato e adesso si presentano sul mercato con un network molto efficiente e redditizio: 400 marchi, 3mila operatori che allevano, macellano, confezionano e commercializzano 800mila capi ogni anno della mitica "Fassona della coscia".

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi