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Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2013 alle ore 14:00.

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La delocalizzazione dell'industria del "bianco" italiana ha registrato in circa dieci anni un dimezzamento sia della capacità produttiva che dei siti industriali. Le cause sono innanzitutto da ricercarsi nel crollo dei margini, che ha fatto precipitare in Italia chiusure, licenziamenti e delocalizzazione, determinato dalla guerra più che decennale dei prezzi scatenata dalla distribuzione, dalle dissennate promozioni e dalle autolesionistiche politiche commerciali di tutte le catene commerciali. E tutto per riuscire a portar via clienti e quote di mercato - spesso minime- ai concorrenti. Chi ha sostenuto il "peso" del crollo dei prezzi? I fornitori ovviamente.
Tra le cause c'è anche il pesante arretramento in atto del mercato interno (circa il 25% della domanda è scomparso in 4-5 anni, con un dimezzamento in 10 anni), e inoltre la crescita a due cifre dei mercati dei paesi dell'Est Europa che richiedono una vicinanza di punti di produzione, con 2 poli produttivi in Polonia. Infine c'è da considerare il costo medio del lavoro che nell'Europa occidentale è da 2 a 3 volte tanto quella dei Paesi dell'Est Europa (costo orario del lavoro 24 euro contro 5-10 euro nell'est Europa e Turchia).
Ecco in sintesi i prezzi dal 2008:
Lavabiancheria (5 kg, classe A): 370 euro; 2013: 270 euro (7 kg, classe A+, A++)
Frigo (300 litri, classe A): 540 euro; 2013: 370 euro (320.330 litri, A+, A++)
Lavastoviglie (12 coperti, classe B): 600 euro; 2013: 230 euro (12 coperti, classe A+, A++)
Cucine (4 fuochi e forno a gas): 400 euro; 2013: 280 euro (6 fuochi)

Dimezzati i consumi
L'obbligo di adeguare gli elettrodomestici al programma europeo di risparmio energetico -la cosiddetta "etichetta energetica"-partito negli anni 90, ha prodotto benefici straordinari poiché in nemmeno dieci anni i consumi degli elettrodomestici si sono più che dimezzati. Pochi se ne sono accorti, ma di black-out ne accadono sempre meno. E persino i condizionatori che nelle estate roventi del 2004, del 2005 e 2006 causarono interruzioni frequenti e prolungate, hanno dovuto adeguarsi: le fabbriche cinesi dalle quali proviene il 90% dei climatizzatori, sono state obbligate a fabbricare apparecchi meno "spreconi". Ma soltanto le lavatrici, i frigoriferi, le lavatrici e i forni europei hanno consumi decisamente bassi; tanto che la classe più bassa europea, la G, equivale negli Stati Uniti e in Asia alla A. Gli ingenti investimenti necessari per rivoluzionare apparecchi, processi produttivi e tecnologie per l'etichetta energetica, sono stati sostenuti esclusivamente dai produttori.

Cosa è rimasto del primo polo produttivo europeo del "bianco"?
Dieci anni fa erano attivi in Italia oltre 20 stabilimenti produttivi di grandi elettrodomestici. Oggi ne restano meno della metà. Ed è rimasta esclusivamente la fabbricazione di elettrodomestici di fascia alta, di design e prevalentemente da incasso, considerata comunque a rischio per la caduta dei prezzi provocata di recente dalle politiche del retail che ricorre sempre di più a forniture con marchi propri. Commissionate ai terzisti turchi, a prezzi "stracciati". Ecco il quadro attuale:

Electrolux: 4 stabilimenti/poli produttivi: Porcia (PN), lavabiancheria, Forli, cottura, Solaro, lavastoviglie, Susegana (TV), frigoriferi.
6.100 dipendenti
Esuberi al 2013: 1.100; al 2014-2015: 461
Indesit: 5 stabilimenti su 3 poli produttivi: 2 a Fabriano, incasso e cottura, 2 a Caserta, incasso per freddo e cottura, 1 a Comunanza, lavaggio.
Dipendenti: 4.300
Esuberi al 2013 e anni successivi: 1.030 (ridotti a 300 con interventi sociali).

Whirlpool: 4 stabilimenti: Cassinetta (VA), frigoriferi e cottura incasso, Siena, congelatori, Napoli, lavabiancheria, Trento, incasso freddo (in chiusura).
Dipendenti: 4.000
Esuberi: 460 per lo stabilimento di Trento (in assorbimento con ammortizzatori sociali).
Candy Group: 1 stabilimento: Brugherio (MB), lavabviancheria
Dipendenti: 950

Le quote del "bianco" del mercato Italia:
Indesit: 25%
Whirlpool: 17,5%
Electrolux: 15,9%
(fonti: elaborazione Sole24ore on-line su dati aziendali)

Uno dei settori del "bianco" ancora forte e soprattutto ancorato al territorio, è quello della cottura costituito da 12 piccole e medie aziende specializzate nella progettazione e produzione di cucine free standing, piani e forni da incasso e da speciali soluzioni per la cottura basate su materiali, dimensioni e finiture di alto e altissimo livello. La produzione, distribuita equamente tra il Triveneto e l'Emilia Romagna, dovrebbe - non esistono statistiche i n proposito-assestarsi intorno ai 2,5-3 milioni di pezzi con forti variazioni in base ai contratti con i grandi operatori del contract internazionale. La quota di vendita all'ezport è mediamente del 70-80%.

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