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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2013 alle ore 11:01.

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BELGRADO - «C'è questo problema che non riusciamo a risolvere, chiamiamo i ragazzi giù a Belgrado e vediamo cosa riescono a fare». Capita, quando al quartier generale di Microsoft negli Stati Uniti serve un colpo di genio. Su Office, su Bing, su un'altra applicazione. «C'è questo problema...» e da Redmond parte la telefonata verso la Serbia.
I ragazzi sono ingegneri, fisici, matematici cresciuti nelle università serbe e ora al lavoro nel centro di sviluppo creato da Microsoft nel cuore di Belgrado nel 2005. Sono la prova di come la Serbia possa contare su manodopera di qualità e su intelligenze per le imprese ad alta tecnologia.

I ragazzi sono 150, con diverse qualifiche e diversi contratti, ma tutti pagati bene, molto meglio dei loro coetanei che lavorano in società serbe. Spesso hanno alle spalle esperienze all'estero. Poi sono tornati: «Questa è una grande opportunità, per noi e per la Serbia», dice Milan Stojic, uno dei senior del gruppo.

Hanno meno di trent'anni, passano alla scrivania anche venti ore al giorno. Ma non hanno cartellini da timbrare. Nel centro Microsoft giocano a ping-pong, a scacchi, discutono tra i divanetti colorati. E lavorano. In gruppi e per obiettivi, si sfidano nel risolvere problemi complicatissimi con calcoli che tappezzano le pareti del grande openspace. Poi trovano la soluzione e chiamano Redmond: «Fatto. C'è altro?». (L.V.)

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