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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2013 alle ore 09:47.

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Controller della filiera agroalimentare, esperti meccatronici, periti per l'uso efficiente del l'energia. Sono solo alcuni esempi dei profili iperqualificati "sfornati" quest'anno dagli Its, le 62 super-scuole di tecnologia (più due in fase di start-up) che stanno ultimando 139 corsi post-diploma (al 31 ottobre, con la partenza del secondo ciclo, ne risultano attivati 252).

Un canale parallelo alla laurea triennale che punta ad arginare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro per creare occupazione giovanile, valorizzando le peculiarità del territorio e le richieste delle imprese, attraverso la messa a punto di percorsi che prevedono stage obbligatori per almeno il 30% dell'orario – su quattro semestri di lezioni che possono arrivare a sei – e la metà dei docenti proveniente dal mondo produttivo.

Occupati oltre il 50%
I risultati in termini di placement sono incoraggianti: in base alle statistiche del Miur (riferite ai primi 825 diplomati, mentre 250 raggiungeranno il titolo entro fine anno), gli occupati sono 470, il 57% del totale. Con punte d'eccellenza, come l'Its Accademia marina mercantile di Genova, dove tutti i 65 diplomati hanno trovato un lavoro. Sfiora il 100% pure l'Its della meccanica di Vicenza (21 dei 22 diplomati sono occupati).

Performance record anche nei sette Its che gravitano attorno all'universo di Finmeccanica – in Lombardia, Piemonte, Campania, Puglia, Toscana, Friuli Venezia Giulia e Liguria –: i giovani, come sottolinea Francesco Mantovani, Senior Vice President HR Development and Education, «imparano mestieri ad alta tecnologia e di forte appeal, trovando sbocchi professionali non solo nelle aziende del gruppo, ma anche nella filiera, grazie agli ottimi risultati ottenuti in fase di esame che superano, in media, i 90 punti su cento».
Stesso appeal che riguarda i profili della bioedilizia, su cui è focalizzato l'Its Red di Padova: «Stiamo lavorando in un'area in crisi – spiega il manager organizzativo Marco Favaro –, dove le chance di recupero arrivano dalla possibilità di costruire secondo il risparmio energetico. Per questo serve una nuova generazione di tecnici che sappiano creare e applicare nuove metodologie».

Fenomeno di nicchia
I numeri per ora sono di nicchia, se si considera che gli ammessi ai corsi – ad accesso limitato con un massimo di 25 partecipanti – sono stati 3.300, scesi a poco meno di 3mila (di cui il 24% donne), dopo il ritiro di circa il 10% degli iscritti e suddivisi tra sei aree: efficienza energetica (299), mobilità sostenibile (747), nuove tecnologie della vita (87), nuove tecnologie per il Made in Italy (1.259), tecnologie innovative per i beni e le attività culturali/turismo (269), tecnologie dell'informazione e della comunicazione (310). Una goccia nel mare, meno dell'1%, se paragonati al totale degli studenti nella stessa fascia d'età.

Le criticità
Nei primi due anni di didattica, accanto a fattori di eccellenza, sono emerse anche alcune criticità, possibili freni alla diffusione su larga scala dei super-diplomi: scarso coordinamento istituzionale, eccessiva burocrazia e poche certezze sulle risorse a disposizione.
Dietro a ogni Its c'è una Fondazione, partecipata da scuole (130 istituti tecnici e professionali), imprese e associazioni (276), università e centri di ricerca (72), strutture accreditate per l'alta formazione (114). «Per realizzare un corso per venti studenti – osservano da Confindustria – sono coinvolte decine di soggetti tra componenti del comitato di indirizzo e di quello scientifico. Per evitare questo squilibrio sarebbe utile che a una fondazione corrispondessero più Its». Positiva invece la norma contenuta nel dl Carrozza, convertito in legge giovedì scorso, che elimina il divieto di costituire non più di un Its in ogni regione per la stessa area tecnologica.

Per le aziende una priorità è la semplificazione della governance: «Al ministero ci stiamo ragionando – sottolinea il sottosegretario all'Istruzione, Gabriele Toccafondi – ma bisogna tener presente che è necessario mantenere la centralità degli istituti scolastici». Il Miur reputa gli Its «una straordinaria occasione» per generare competenze spendibili e creare nuova occupazione. «Nel primo triennio, per la fase di start-up, sono stati investiti 49 milioni – aggiunge Toccafondi – e nella fase di consolidamento sono disponibili 13 milioni per ogni anno. Adesso analizzeremo quanti ragazzi hanno trovato lavoro, in quale settore e con quali modalità. Vogliamo puntare sul merito e quindi sulla valutazione di alcuni elementi oggettivi per l'erogazione delle nuove risorse finanziarie, come per esempio i numeri dei ragazzi che troveranno occupazione stabile».
francesca.barbieri@ilsole24ore.com
claudio.tucci@ilsole24ore.com

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