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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2013 alle ore 17:04.

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Tomaso Andreatta, attuale vice presidente di Eurocham Vietnam, è uno degli italiani con più vasta esperienza e profonda conoscenza della realtà economica vietnamita e degli italiani interessati al business nel sud-est asiatico. «Il Vietnam è una delle migliori basi per entrare nel grande sistema produttivo dell'estremo oriente, nella "supply chain" di giapponesi e coreani, ed è una porta per il mercato dell'ASEAN, un'area con oltre 610 milioni di abitanti dal reddito medio pro-capite attorno ai 4.000 dollari, nella quale le tariffe sugli scambi sono a zero o si stanno gradualmente avvicinando all'intervallo 5%-0%. Nel 2015 i paesi dell'ASEAN vorrebbero lanciare una comune area economica e stanno lavorando alacremente per firmare nuovi trattati sulla doppia imposizione e Witholding tax, nonchè sull'estensione dei trattati di libero scambio tra ASEAN e grandi paesi vicini (Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda e India) da bilaterali (ASEAN+1) a multilaterali (ASEAN+6). Questo permetterà a merci prodotte per almeno il 40% in loco di entrare ed uscire dall'area senza imposizione di alcun dazio o con tariffe molto contenute».

Il Vietnam, fra gli ultimi in ordine di tempo ad unirsi all'ASEAN, fino al 2018 è titolato a mantenere i suoi dazi sull'importazione, che al momento sono più alti degli altri paesi. Questo crea una temporanea posizione di favore per chi volesse produrre e vendere sul mercato vietnamita. Gode inoltre fino al 2016 del Generalised System of Preferences (GSP) verso l'Europa e sta negoziando con gli Stati Uniti un ambizioso accordo, il TPP, che si annuncia di un potenzialità enorme per tutte le aziende stabilite nell'area. Diversi sono poi gli incentivi fiscali per chi si insedia in particolari aree geografiche (parchi industriali) individuate dal Governo. «I vietnamiti hanno una cultura vicina a quella cinese - prosegue Andreatta - lavorano molto e si aspettano rispetto per la propria professionalità». Recentemente il governo ha dichiarato di essere entrato nella fascia di reddito medio, sebbene esistano ancora abissali differenze di condizioni di vita fra i circa 15 milioni che vivono in città e la restante fetta della popolazione, con salari ancora molto bassi.

Il Paese non è esente da problematiche, ma si tratta secondo Andreatta di tutta una serie di ostacoli superabili. «È importante che gli italiani sappiano che qui ci sono delle vere opportunità, che però richiedono impegno e presenza costante. Non si può arrivare qui a vendere per corrispondenza, venire un giorno a incontrare venti persone del settore che potrebbero essere potenziali partner e sperare che acquistino. Basta anche un ufficio di rappresentanza registrato, purché ci sia qui qualcuno presente con cui parlare». (Fe. Pa)

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