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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2013 alle ore 15:58.
L'ultima modifica è del 16 novembre 2013 alle ore 16:01.

Stallo a Bruxelles sul «made in». Venerdì il Coreper (l'organismo tecnico-politico dove i rappresentanti degli Stati membri esaminano preliminarmente i dossier prima di mandarli al Consiglio Ue e cercano un accordo tra i governi) non ha raggiunto l'intesa per dare mandato al Consiglio di "negoziare" con Parlamento e Commissione e proseguire nel suo iter di approvazione. In pratica, un nulla di fatto che al momento impedisce alla proposta di regolamento che tutela i consumatori (e che contiene l'articolo 7 sull'etichettatura di origine, il cosiddetto «made in») di procedere. Qualche giorno fa la minoranza di blocco composta da 15 Paesi guidati da Germania e area angloscandinava aveva chiesto alla presidenza lituana di "stralciare" l'articolo 7.
Prontamente Italia, Francia e i Paesi favorevoli al «made in» (in tutto circa una decina) si erano opposti. La presidenza lituana aveva cosi elaborato una proposta di compromesso molto blanda che non è riuscita però a trasformarsi in minimo comun denominatore per le parti. Evitato lo stralcio ma anche la possibilità di andare in Consiglio i primi dicembre (portare ai ministri un dossier su cui non c'è intesa può avere conseguenze imprevedibili), le parti ora cercheranno faticosamente un accordo ma, dato l'empasse, senza una scadenza precisa. «Tenere duro e non retrocedere di un millimetro - chiede Lisa Ferrarini, presidente del comitato anticontraffazione di Confindustria al governo italiano -. Per ora è un nulla di fatto, ma sulla difesa della manifattura si gioca il nostro futuro e chiedo ai Paesi che sostengono il Made In di non cedere terreno. Piuttosto restiamo fermi».
«La decisone del Coreper - ha commentato l'eurodeputata Cristiana Muscardini - conferma l'incapacità di comprendere che in un mercato globale il diritto di informazione dei consumatori è prioritario quanto la tutela delle regole per il mondo dell'impresa manifatturiera». «L'impegno dei parlamentari tedeschi e della relatrice danese per il made in - ha detto l'europarlamentare Patrizia Toia - mostra come la sensibilità comune ci sia ma spesso gli interessi degli Stati rispondano ad altre logiche. Speriamo che il dialogo tra eurodeputati possa aiutare a trovare una sintesi anche tra i Paesi membri».
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