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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2013 alle ore 13:16.
L'ultima modifica è del 19 novembre 2013 alle ore 13:19.

"Consegneremo la città ricostruita nella parte privata nel 2020". Lo dice, a quattro anni e mezzo dal terremoto all'Aquila, il sindaco, Massimo Cialente, il quale (al suo secondo mandato, riconfermato nel 2012) spiega anche che per la parte pubblica ci vorrà più tempo, "ma pure questa sta camminando". Sarà una città rinnovata anche nei servizi, per esempio, con banda larga nelle case, nelle imprese, negli uffici. Il primo cittadino non ha dubbi: "La città è ripartita: ha 2.700 cantieri. Abbiamo messo su una macchina che va a mille, con una capacità di cantiere per 110 milioni al mese. Il problema è che non ci sta dietro lo Stato, nel cronoprogramma sulle risorse concordato a suo tempo col ministro Barca. Il problema è che il governo dia benzina a questa macchina".
E il lavoro per la ricostruzione dell'Aquila, con un'afflusso regolare delle risorse, è il più grande contributo che si può dare per la ripartenza dell'Abruzzo - sottolinea Il sindaco - con un forte impatto anche su tanta parte dell'Italia: "Abbiamo al lavoro imprese da 93 province italiane". "Ma, allora, vogliamo ragionare su quanto, con tutto questo lavoro, sta rientrando allo Stato in tasse? Ed è già rientrato con tutti i lavori realizzati per la messa in sicurezza? I soldi dello Stato che io dò sono tutti tracciabili. Facciamo degli esempi: gli amministratori di condominio ricevono compensi per il loro lavoro che è tassato per metà. C'è poi l'impresa che opera e paga la sua parte, Così pure i subappaltatori, i fornitori, e anche i lavoratori con le loro denunce dei redditi. Io credo che, per esempio, su una base di 50 milioni di investimento dello Stato almeno 25 ritornino in tasse.
Ho chiesto a Roma di valutare questo fatto, ma lo Stato non sa quantificarlo. E' forse un ragionamento da pazzi? Io voglio sapere quanto sta rientrando in tasse. Se si volesse fare questa stima almeno sarebbe chiaro a tutti che sostenere la ricostruzione dell'Aquila ha una sua grande convenienza. E darebbe anche fiducia agli investimenti dei privati. L'Aquila ha due miliardi di depositi in banca, fermi per mancanza di fiducia".
Lo Stato, intanto, dall'evento del sisma a oggi, tra protezione civile e le opere che sono seguite, compresi i 5.516 appartamenti realizzati con le cosiddette new town e la restituzione della propria casa a 40mila persone, dice Cialente, ha impiegato 3 miliardi di euro. A ricostruzione avvenuta la spesa dovrebbe aggirarsi sui 7 miliardi. Anche le new town, una volta libere, saranno, nel piano di Cialente, occasione di reinvestimento "a favore degli studenti universitari (il 30 per cento), delle giovani coppie in nuova formazione, degli anziani, per sostenere le politiche sociali, per dare casa ai lavoratori impegnati nella ricostruzione, per i giovani talenti che decidano di fermarsi a vivere all'Aquila per almeno due anni"
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