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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2013 alle ore 19:45.

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Rimini – I romagnoli hanno già individuato il colpevole. È Bologna, capoluogo regionale e asso pigliatutto. «Un predatore che ha sempre pensato solo ad ingrandirsi a spese di noi piccoli», dice Stefano Vitali, presidente della Provincia di Rimini, quella Provincia che uno scalo nella città romagnola lo ha voluto a tutti i costi, perché garantiva turisti, creava indotto, perché era una scelta strategica capace anche di neutralizzare in parte performance economiche non proprio esaltanti: quelle, in realtà, erano state messe persino in conto. Nella Rimini che, nonostante tutto, ha ancora il primato di essere, in Italia, la prima porta d'accesso per i passeggeri russi, tutti ripensano a un passato fatto di rovinose guerre all'insegna dei campanili.

Perché in fondo tutti sapevano che tre scali in poco più di 100 chilometri, tra Bologna, Forlì e Rimini, erano davvero troppi. «E comunque vada saranno ancora troppi», aggiunge Vitali. Ma il peggio resta il ruolo di cavaliere solitario esercitato da Bologna, scalo che per i romagnoli ha puntato a ingrandirsi scippando il business dei voli low cost targati a Ryanair al Ridolfì, quando ancora la Seaf, società di gestione dello scalo forlivese, era partecipata dalla Sab del Marconi di Bologna. Querelle antica, in fondo, ma archiviata nel passato solo a parole, visto che frizioni e tensioni sono ancora presenti, mentre per i due aeroporti della Romagna la salvezza è ora legata solo all'intervento dei privati. Da queste parti tutti citano il modello Venezia-Treviso, emblema di una sinergia riuscita.

O meglio: di un gioco di squadra che avrebbe richiesto, probabilmente, anche un'unica società di gestione aeroportuale, oltre al coraggio di ammettere che forse Forlì, a dispetto degli investimenti pubblici, avrebbe dovuto essere sacrificata comunque per tenere a galla gli altri due scali: Bologna, in primo luogo, aeroporto internazionale, poi Rimini, satellite con una vita comunque propria, funzionale a un sistema economico che si regge sul turismo. «Abbiamo pagato il prezzo di una assenza clamorosa: il coordinamento», dicono dalla Provincia di Rimini, dando voce al malumore di una intera città che sul suo aeroporto ha investito molti soldi e altrettante aspettative. Vecchio sogno, quello della sinergia. Sempre evocato ma mai realizzato.

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