Una ferrovia per il turismo

I cambiamenti hanno bisogno di luoghi in cui fermentare, un brodo di coltura che a Ortigia sia chiama Hub, programma comunitario Italia-Malta che finanzia gli incubatori nei quali si sperimentano modelli di sviluppo.

A coordinarlo è l'antropologo Rosario Sapienza, un agitatore culturale di professione rientrato in Sicilia dopo vent'anni trascorsi a Roma. Tra le idee più innovative c'è Iti, l'itinerario turistico industriale, un percorso sulla linea ferrata tra Siracusa e Catania che riconnette a un unico sistema le vestigia greche di Siracusa a quelle del petrolchimico passando per i luoghi archeologici di cui pullula l'area industriale, da Thapsos alle saline, dalla centrale Archimede progettata dal Nobel Rubbia alle ciminiere dismesse sulle quali nidificano le cicogne (https://www.youtube.com/watch?v=cz_lj9dTXC4#t=32). Per realizzare il progetto servirebbe un finanziamento di 50mila euro, ma i mecenati latitano. «È solo questione di tempo», chiosa Sapienza. Molti dei luoghi visibili nel cortometraggio sono sconosciuti agli stessi siracusani.

Tra questi i mille ettari dei baroni Pupillo, un castello federiciano rimaneggiato nei secoli con 20 ettari di vigne e poi coltivazioni a perdita d'occhio di uliveti e ortaggi. La tenuta sorge a Targia, alle spalle del polo chimico. Fu il bisnonno degli attuali eredi a cedere ai Moratti e alla Montedison i 10mila ettari tra i monti Iblei e il mare dove i greci approdarono nell'VIII secolo avanti cristo. Un posto mitologico, tra campi pettinati dall'uomo e in lontananza chilometri di tubi che sbuffano nuvole di vapore e la dose quotidiana di veleni. I proprietari vigilano con rigore maniacale sulla salubrità di falda e terreni. «Tutte le analisi – spiega Carmela Pupillo, giovane erede della famiglia – confermano l'integrità dei terreni e dell'acqua». Segno che sessant'anni di industria pesante hanno preservato pezzi di territorio che poco alla volta torneranno a riconquistare gran parte di quanto gli è stato sottratto. (M. Mau.)

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