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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2013 alle ore 11:25.
L'ultima modifica è del 20 novembre 2013 alle ore 11:26.

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Nella foto il primo ministro giapponese Shinzo Abe (al centro) con il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy (a sinistra) e il presidente della Commissione José Manuel Barroso durante la conferenza stampa a margine del vertice commerciale Ue-Giappone (AFP Photo)Nella foto il primo ministro giapponese Shinzo Abe (al centro) con il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy (a sinistra) e il presidente della Commissione José Manuel Barroso durante la conferenza stampa a margine del vertice commerciale Ue-Giappone (AFP Photo)

TOKYO - Due potenze in relativo declino, Unione Europea e Giappone, trovano molte ragioni per approfondire le loro relazioni e i leader politici sottolineano la volontà di concludere presto sia un accordo politico-strategico sia una Partnership che rilanci i rapporti economici. Il 21esimo vertice bilaterale si è concluso ieri al Kantei, la residenza ufficiale del primo ministro, con i discorsi alla stampa di Shinzo Abe, del presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e del presidente della Commissione José Manuel Barroso.
Dalle loro parole e dal lunghissimo comunicata stampa finale si ricava una sensazione: se c'è qualcuno (ad esempio, una parte del settore automobilistico europeo) che ancora spera che il prossimo aprile, in sede di revisione dell'andamento delle trattative per un accordo di libero scambio bilaterale, la Commissione possa interrompere i negoziati, è fuori strada. Sembra politicamente impossibile che l'Europa possa arrivare a primavera a dare un tale schiaffone a Tokyo, che desidera fortemente l'intesa anche per recuperare lo svantaggio competitivo in Europa nel settore auto e elettronica di consumo rispetto ai rivali della Corea del Sud, che già da due anni ha in vigore un Free Trade Agreement con Bruxelles.

Se pure il commissario Karel De Gucht non ha nascosto le persistenti difficoltà negoziali su vari punti, il meccanismo appare inarrestabile. Barroso ha pure sottolineato che l'intesa, oltre a poter spingere di quasi l'1% il Pil europeo creando 400mila posti di lavoro, sarà positiva per entrambe le parti anche perché favorirà dai due lati la spinta verso le riforme. Del resto, se l'industria dell'auto europea frena, altri settori premono. Le organizzazioni europee dell'agroalimentare (FoodDrink Europe, Copa-Cogeca, Celcaa) alla vigilia del summit di Tokyo hanno riaffermato l'incondizionato appoggio all'Fta con il Giappone, che rappresenta il quinto mercato di export per l'agroalimentare europeo per un valore di 4,7 miliardi di euro. La Eu-Japan Business Round Table (Brt, composta da una cinquantina di business leader) ha altresì sollecitato Barroso e van Rompuy a inviare un chiaro messaggio politico per far avanzare le trattative. Del resto, la Brt è presieduta da Fabrice Brégier, ceo di Airbus, reduce dall'aver ottenuto la prima commessa da Japan Airlines: un accordo commerciale, che però proprio la Ue ha caricato di significati politici con la quasi ridicola presenza di tutti gli ambasciatori dei Paesi del consorzio Airbus con tanto di bandierine alla conferenza stampa di presentazione della commessa. Con questa sceneggiata inutile l'Europa ha abboccato: il Giappone può ben rivendicare la dimostrazione dei suoi sforzi nell'aprire settori di mercato finora rimasti chiusi ai prodotti europei.

Shinzo Abe ha anche incassato il nulla osta europeo a una politica più assertiva del suo Paese nei rapporti internazionali, che passa per alcune riforme piuttosto controverse sia all'interno sia presso i vicini asiatici. La Ue «guarda con favore alla prospettiva di un Giappone che contribuisca in modo più pro-attivo alla pace e sicurezza regionale e globale» e a questo scopo, per rafforzare la cooperazione, come primo passo si inizierà un processo di «scambio di informazioni sul campo» tra esperti civili e militari delle due parti.
Infine, una curiosità: i leader condividono l'opinione che le misure restrittive per i livelli di radioattività nei cibi per export dal Giappone o dalla Ue siano «riviste scientificamente sulla base di risultati monitorati, per eliminare barriere non necessarie al commercio». Il riferimento è, in realtà, al livello di permissività giapponese troppo basso (perché ridotto dopo Fukushima) rispetto a quello europeo, con la conseguenza che alcuni prodotti alimentari europei rischiano di essere bloccati in Giappone (come sta succedendo alle marmellate ai mirtilli provenienti dall'Italia, dopo un caso di riscontro di radioattività superiore al consentito in Giappone ma ampiamente dentro la normativa europea). Per esportare funghi freschi in Giappone, ad esempio, è necessario un certificato di analisi della radioattività: per il funzionario doganale nipponico, è come se l'incidente di Fukushima fosse avvenuto in Europa.

CONTRARI E FAVOREVOLI

AUTO
Le osservazioni

Come già per l'accordo con la Corea, i produttori europei di auto temono che un'intesa con il Giappone porti a un'ondata di esportazioni di veicoli nipponici verso la Ue e chiedono quindi forme di tutela nei loro confronti
11,6 miliardi

ALIMENTARE
Sì all'intesa

Il Giappone è il quino mercato di sbocco per l'agroalimentare europeo. L'industria Ue vede quindi con favore un accordo di libero scambio che abbassi i dazi, le barriere non tariffarie e altri ostacoli burocratici all'ingresso di prodotti europei
4,7miliardi

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