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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2013 alle ore 18:03.

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Consumi in calo del 2,4% quest'anno, occupazione in flessione del 2,7 % (con una quota di disoccupati che supererà il 9% nel 2014, contro il 2,9% del 2007) e investimenti in caduta del 6,6 per cento. È un quadro monocolore a tinte fosche quello dipinto per l'Emilia-Romagna dal presidente della Confesercenti regionale, Roberto Manzoni, in occasione dell'assemblea annuale dell'associazione che si è svolta oggi a Bologna.

Uno scenario in netto peggioramento lungo la via Emilia che emerge con nitidezza anche dalla ricerca sui consumi delle famiglie della regione curata da Nomisma: ben il 92% dei nuclei ha cambiato i comportamenti di acquisto negli ultimi 2-3 anni con l'obiettivo di risparmiare e il 52% di questi ha effettivamente tagliato le spese, riducendo soprattutto gli esborsi per abbigliamento e scarpe (prima risposta per il 26% del campione), per vacanze (19%) e pasti fuori casa (10%).

L'indagine dimostra anche che non bastano certo gli 8-10 euro al mese di minor carico fiscale allo studio del Governo per incidere l'anno prossimo in maniera apprezzabile sui consumi delle famiglie (anche per il 2014 quasi un emiliano-romagnolo su tre prevede di razionare la spesa per beni di consumo): la misura è ritenuta inutile o inefficace secondo il 72% degli intervistati.

Nonostante tutto, però, i 4 milioni e mezzo di emiliano-romagnoli se la passano meglio della media degli italiani, con una spesa media mensile – rileva ancora la ricerca Nomisma per Confesercenti – del 17% superiore al carrello nazionale (2.834 euro in valore, tra alimentari e non, la famiglia emiliana, 2.419 quella italiana), anche se c'è stato un taglio lineare del budget di 50 euro al mese, in regione come nel resto del Paese rispetto a due anni fa. Anche nella ricca via Emilia sale inoltre la quota di famiglie che non riesce più a far fronte a spese impreviste: è il 27%, che sale al 39,5% in Italia.

La situazione in regione è peggiorata soprattutto per chi già era ai margini: le famiglie a basso reddito (il 68% dei nuclei sotto i 1.200 euro di introiti mensili ha mutato radicalmente abitudini di acquisto) o quelle in cui almeno un componente ha perso il lavoro o è in cassa integrazione (il 69% ha rivisto le spese). «Ma la crisi non ha risparmiato neppure le famiglie con figli; di queste il 53% ha cambiato sostanzialmente le abitudini di consumo e la motivazione principale di tale trasformazione – spiega Silvia Zucconi, referente per il settore Commercio e consumi di Nomisma – è evidente: la situazione economica delle famiglie dell'Emilia-Romagna è "molto peggiorata" secondo il 13% dei responsabili degli acquisti familiari o "peggiorata" per il 50 per cento».

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