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Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2013 alle ore 14:16.
L'ultima modifica è del 25 novembre 2013 alle ore 17:43.

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Novembre a Pompei non ha pietà. Non la ebbe tre anni fa, quando crollò la Schola Armatorum, non l'ha avuta tre settimane fa quando è venuta giù una porzione di muro nella Casa numero 21, non la ha in queste ore: si frantuma infatti un altro pezzo di stucco antico nella Casa del Torello di Bronzo e si forma uno squarcio enorme nel muro di cinta delle Terme Centrali.

Tutta colpa delle piogge violente che come di consueto, nel penultimo mese dell'anno, si riversano copiose sull'hinterland vesuviano, mettendo puntualmente in crisi i già affannati sistemi di drenaggio dei siti archeologici. Gli ultimi crolli hanno interessato la Casa del Torello di Bronzo (Regio V, Insula 1, Civico 3, 6,7,9), una delle più grandi dimore pompeiane dotata tra l'altro di un particolare sistema di utilizzo e distribuzione dell'acqua potabile, e le Terme Centrali, il maggiore complesso termale dell'area archeologica che ricopre un'intera insula. Entrambi gli edifici sono posti, uno di fronte all'altro all'inizio della via di Nola ad angolo con il quadrivio di Orfeo. A dare l'allarme un custode che, durante l'abituale giro di ronda, ha notato che all'interno della Casa del Torello dal bordo della vasca del peristilio si era staccato gran parte dello stucco che la ricopriva (1 metro per 50 centimetri) e che un muretto si era «appoggiato» su di una colonna. Il tutto mentre, alle Terme Centrali, nel muro di cinta posteriore si era formato uno squarcio di oltre due metri di lunghezza per un metro di altezza.

Per una fatalità, succede mentre la celebratissima mostra del British Museum sulle antichità pompeiane e ercolanesi approda, in versione film, nelle sale cinematografiche italiane (oggi e domani). E mentre a Roma va avanti lo stucchevole dibattito intorno alla nomina di dg e vice dg che avranno il compito di velocizzare il Grande progetto Pompei da 105 milioni cofinanziato da Bruxelles che al momento va a rilento (solo cinque cantieri aperti su oltre 30). «Siamo ormai stufi – tuonano dal fronte sindacale Antonio Pepe di Cisl e Maria Rosa Rosa di Uil - di ripetere che se fosse stata attuata una manutenzione ordinaria del sito tutto ciò poteva essere evitato, ma purtroppo nessuno sembra ascoltare. Con il risultato che altre domus e altre aree diventano inaccessibili ai turisti e si restringe ancor più l'area visitabile del sito archeologico».

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