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Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2013 alle ore 15:19.
L'ultima modifica è del 28 novembre 2013 alle ore 16:18.

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BOLOGNA - Dopo il naufragio del progetto della metropolitana anche l'ultima grande opera attesa da Bologna, il People Mover, potrebbe finire nel cassetto dei sogni. La navetta di collegamento tra la stazione ferroviaria e l'aeroporto è finita nelle sabbie mobili dei cavilli procedurali, con la dichiarazione di incompetenza da parte del Tar del Lazio sul ricorso presentato dalla Marconi Express (la società che dovrebbe realizzarla con lo strumento della finanza di progetto) contro l'autority di vigilanza sugli appalti pubblici.

Si ricomincia da capo, dunque, davanti al Tar dell'Emilia Romagna, con la speranza sempre più tenue di portare a compimento un'opera del costo di circa 110 milioni. Anche perché sulla navetta – oltre 5 chilometri di tracciato – incombe l'esito dell'inchiesta della magistratura bolognese per abuso d'ufficio e turbativa d'asta. La Procura ha infatti terminato le indagini, atto che è l'anticamera del rinvio a giudizio di otto tra politici, imprenditori e tecnici. Tra questi l'ex sindaco Flavio Del Bono e l'ex assessore al Bilancio William Rossi, il presidente del Ccc (Consorzio cooperative di costruzione di Legacoop), Piero Collina, l'ex presidente dell'azienda di trasporto urbano Atc (oggi, dopo la fusione con Ferrara, Tper) Francesco Sutti.

La società Marconi Express è stata costituita infatti dal Ccc e da Tper, dopo la gara con la quale il Comune ha assegnato la realizzazione della navetta al consorzio. L'autorità di vigilanza sugli appalti pubblici ha contestato la formula di finanza di progetto individuata, visto che in base ai patti parasociali la Tper, a capitale interamente pubblico, avrebbe dovuto acquisire il 100% dell'impegno di gestione, con i rischi, quindi, interamente a suo carico. Quei patti, ora, sono stati modificati su richiesta del Comune, con il mantenimento solo di una quota (25%) da parte dell'azienda di trasporti e con l'impegno di Ccc a non defilarsi, per contenere i rischi legati alla gestione, che sarebbero ricaduti solo sull'amministrazione pubblica.

Cosa che non ha impedito alla Marconi Express di rivolgersi ai giudici amministrativi, aprendo il capitolo dei ricorsi e dei rimbalzi di responsabilità per competenza tra Lazio ed Emilia Romagna. Tanto che la società non si ferma ora nemmeno nel dichiarare, attraverso i suoi legali, di essere pronta a valutare la possibilità di appellarsi al Consiglio di Stato. Resta il fatto che – tra ricorsi e inchieste giudiziarie – la frenata è brusca. Una vittoria, per adesso, del comitato "No People Mover", di cui fanno parte anche esponenti di Sel e del Pd e che vorrebbe assicurare il collegamento veloce tra la stazione Alta velocità e lo scalo aeroportuale con il sistema ferroviario metropolitano. Aldilà dei pronunciamenti dei giudici amministrativi, resta l'incognita dell'inchiesta della magistratura ordinaria, che potrebbe davvero dare il colpo di grazia all'opera, già costata 8 milioni di euro. Difficilmente, in questa fase, i finanziatori – dalla francese Ratp, che opera nel settore dei trasporti, al fondo Orizzonte – usciranno allo scoperto dopo essere stati a lungo alla finestra, in attesa dell'evolversi di un situazione che appare sempre più complicata. Anche se i legali di Marconi Express sono certi che la vicenda giudiziaria si rivelerà una bolla di sapone.

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