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Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2013 alle ore 12:32.

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È ancora lunga la strada che le imprese di costruzioni della Toscana devono percorrere per riuscire a riscuotere i crediti vantati nei confronti della Pubblica amministrazione. Alla prova dei fatti, il decreto ministeriale (35/2013) che doveva sbloccare il pagamento delle fatture si è rivelato finora un blando medicinale, tanto che il 75% delle aziende che lavora con soggetti pubblici lamenta ancora ritardi nei pagamenti. L'unico elemento positivo, che emerge dall'indagine 2013 sulla congiuntura edilizia realizzato da Ance e Unioncamere Toscana, è che nell'82% dei casi è cominciata la riscossione dei crediti fermi, anche se la percentuale media di riscossione si attesta al 40%.

Se da una parte resta difficile per le aziende di costruzioni toscane riscuotere i crediti verso la Pubblica amministrazione, dall'altra resta impervio anche l'accesso al credito bancario: nel primo semestre 2013 solo il 39,6% delle imprese ha fatto domanda di finanziamenti, rispetto al 60,6% dell'anno precedente, a conferma – segnala l'indagine - dello scoraggiamento che pervade il settore. La conseguenza è l'irrigidimento dell'offerta creditizia: nel primo semestre 2013 l'accesso al credito è peggiorato per il 61% delle imprese, e rimasto invariato per il restante 39%. Il dato, del resto, va a braccetto con quello che appare come il più preoccupante per il settore: nessuna impresa di costruzioni toscana con più di 50 addetti ha aumentato gli investimenti nel primo semestre 2013.

È per questo che le prospettive dell'edilizia, in ginocchio dopo anni di crisi pesante, restano negative, nonostante i segnali di rallentamento della caduta che si stanno manifestando in questi mesi (-9,1% l'attività nel primo semestre 2013 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, contro il -13,9% registrato nell'intero 2012). Accanto alla mancata ripresa degli investimenti, l'altro motivo di preoccupazione per il settore è la nuova legge urbanistica regionale che punta ad arginare il consumo di suolo, approvata dalla Giunta regionale e in procinto di approdare in Consiglio. Quella legge vieta la nuova edificazione residenziale al di fuori dei territori urbanizzati, ammettendo l'attività edilizia solo nelle aree urbanizzate e solo privilegiando la riqualificazione e il riuso. "Siamo perplessi riguardo a queste rigidità – afferma il presidente di Ance Toscana, Alberto Ricci –. Il divieto di consumare ulteriore suolo non può diventare un dogma assoluto".

Dunque lo scenario di settore volge ancora al nero, dopo la debacle vissuta dall'industria toscana delle costruzioni in questi ultimi anni, che ha portato alla scomparsa dal panorama nazionale delle due aziende leader, Btp e Consorzio Etruria, travolte dai debiti e dalle inchieste giudiziarie, insieme con un manipolo di altre imprese di dimensioni medie. Oggi le difficoltà coinvolgono anche i lavori pubblici, che in Toscana valgono il 43% del fatturato delle costruzioni, con la maggioranza delle imprese del campione analizzato (non artigiane, con più di 10 addetti) che prevede diminuzioni di attività, rispetto a quelle che dichiarano aumenti. "Se il Governo non toglierà i vincoli del patto di stabilità – dice l'assessore regionale alle Attività economiche, Gianfranco Simoncini – sarà difficile che i lavori pubblici possano ripartire".

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