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Questo articolo è stato pubblicato il 06 dicembre 2013 alle ore 13:02.

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A venti anni dalla pubblicazione dell'Annuario Economico dell'Umbria, il Centro Studi Economico e Finanziario Esg89 stila un bilancio sull'economia della regione, delineandone prospettive e potenzialità di crescita. Dall'edizione 2014-2015 emerge un territorio profondamente trasformato, che per affrontare il futuro avrà bisogno di un cambio di marcia e soprattutto di rinnovamento. Infatti, se fino agli anni 90 a dominare i mercati erano le banche e l'edilizia, oggi ad imporsi sono i brand e la grande distribuzione. Ma chi domina il podio della classifica delle società di capitali? "Per la prima volta il colosso dell'acciaio è stato superato dalla grande distribuzione – spiega Giovanni Giorgetti, presidente del Centro Studi Economico e Finanziario Esg89, editore degli Annuari Economici d'Italia -. E' infatti Pac 2000 A (Coop) a posizionarsi al primo posto con 2.423.515.000 euro di fatturato. Dopo dieci anni di primato, scende appunto al secondo posto Acciai Speciali Terni Spa con 2.353.524.000 euro, mentre è stabile al terzo posto Coop Centro Italia con 654.650.000 euro".

Chi spicca invece per utile netto? "In crescita rispetto all'esercizio precedente c'è la cooperativa Pac 2000 A con 47.902.000 euro, seguita dall'altro colosso della grande distribuzione Eurospin Tirrenica Spa con 24.437.666 euro e, infine, il cachemire di Brunello Cucinelli Spa con 22.484.000 euro".

Che cosa emerge in sintesi delle top 1.000 aziende del territorio? "Fra le top 1.000 la percentuale di società che chiudono in utile è sostanzialmente lo stesso dell'esercizio precedente: 73,2 per cento. L'utile netto aggregato delle top 1.000 risulta nel 2012 negativo di oltre 270 milioni di euro, risultato condizionato dall'andamento negativo di una ventina di top società, fra cui il colosso dell'acciaio che da solo pesa per 190 milioni. La grande distribuzione è il comparto che pesa di più per fatturato, il comparto tessile-abbigliamento è quello in testa per utile aggregato, la meccanica e l'edilizia i comparti più numerosi.
Che cosa stanno ad indicare questi dati? "Ciò che si può evincere comparando i dati dal 1992 ad oggi, è che l'Umbria, in questi ultimi venti anni, ha cambiato radicalmente volto.

Se nel 1992 nelle prime posizioni c'erano le banche, le aziende alimentari e quelle del cemento-costruzioni, a distanza di dieci anni l'acciaio è sceso e ha visto la comparsa della grande distribuzione organizzata. Il settore dell'edilizia-cemento negli anni 90 ancora era in salute, ma dopo venti anni ha visto l'ascesa dei colossi della grande distribuzione, la scomparsa delle banche, la perdita di valore e redditività delle costruzioni-cemento e, con grande interesse, l'ascesa di imprese a brand che dominano sui mercati internazionali".
Che cosa può dire in merito alle banche? "L'Umbria negli ultimi 15 anni ha dissipato un patrimonio. Oggi il sistema del credito locale non ha più la capacità di sostenere l'economia di questa regione. I dati ci confermano comunque che la regione è in grado di farcela. Ha bisogno però di un cambio di marcia drastico in tutti gli aspetti della vita economica: dalle rappresentanze imprenditoriali e sindacali, alla pubblica amministrazione, dal sistema del credito alla classe dirigente, fino a quella imprenditoriale".

Che cosa serve per la ripresa? "E' necessario un nuovo e concreto "patto" di sviluppo fra gli attori della vita economica della regione, troppo spesso ripiegata su se stessa e su strategie legate al passato. La teoria delle "C" (conoscenza, comunicazione, creatività, crescita, competitività, coraggio e cuore, ndr) che è ben impressa nelle menti imprenditoriali internazionali più illuminate, che ogni giorno viene osservata anche all'interno della nostra società, dovrà valere per tutti i protagonisti".

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