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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2013 alle ore 09:40.
L'ultima modifica è del 16 dicembre 2013 alle ore 09:54.

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ROMA - Di nuovo a rischio i fondi per la terza metropolitana di Roma con il possibile ennesimo stop dei cantieri. E questa volta a inceppare i meccanismi dell'accordo raggiunto a settembre tra Campidoglio e il consorzio Metro C, per lo sblocco delle risorse necessarie a proseguire i lavori, non sono i conti malmessi della Capitale. Ma una norma in cantiere in Parlamento che con una procedura un po' bizantina, e il pretesto di una presunta trasparenza, avrebbe l'effetto di "congelare" e forse rivedere gli importi in gioco: 230 milioni che grazie all'accordo di due mesi fa il Campidoglio deve pagare a Metro.

Un comma in arrivo nelle pieghe di un emendamento al Dl Enti locali (126/13, al Senato per la conversione) a firma della relatrice Pd del provvedimento in commissione Bilancio, Magda Angela Zanoni, che potrebbe andare al voto martedì. Una misura così mirata, da sembrare ispirata dalla giunta della capitale guidata proprio dal Pd.
L'emendamento fa riferimento indiretto, alle risorse per «gli interventi per il trasporto su ferro ricadenti nel territorio della Capitale» e prevede che «riserve iscritte» per tali interventi «compresi quelli per i quali non sia ancora intervenuto il pagamento» alla data di conversione del decreto legge, «possono essere sottoposte dal responsabile del procedimento all'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori», che dovrà verificare la fondatezza delle riserve e determinare gli importi «eventualmente spettanti al soggetto che le ha formulate», ripartendole tra «gli eventuali soggetti cofinanziatori». Ed è proprio in quest'ultima previsione che è evidente il riferimento alla Metro C, un'opera che appunto vede il confinanziamento di Stato (68%) Regione Lazio (9%) e Roma Capitale (23%), per un importo complessivo che sfiora i 3,5 miliardi.

Il passaggio all'Authority dei lavori pubblici avrebbe l'effetto certo di bloccare i pagamenti, senza contare l'eventuale rideterminazione delle somme disponibili.
I 230 milioni (al netto dell'Iva) che il Comune deve a Metro C, la società consortile concessionaria dei lavori formata da Astaldi, Vianini Lavori, Ansaldo Sts, Cmb e consorzio cooperative costruzioni, sono il risultato di un arbitrato del 2011 sulle maggiori spese sostenute in corso d'opera dal consorzio, ratificato dalla delibera Cipe a dicembre 2012 e confluite nell'accordo di settembre tra Campidoglio e Metro C, che però attende ancora dal Comune la prima tranche di 166 milioni, perché in attesa di un mutuo della Cassa depositi e prestiti. Soldi che sarebbero stati invece già erogati alle casse del comune il 4 dicembre. Con il paradosso che il Consorzio ha comunque fatturato gli importi e versato allo Stato 27 milioni di Iva.
Intanto Metro C, ieri pomeriggio, ha trasferito a Roma Metropolitane, la prima tratta della linea C da Pantano a Centocelle (13 km di linea e 15 fermate), entro la scadenza del 15 dicembre fissata dall'accordo, in modo da consentire da oggi il pre-esercizio della linea. Al rispetto del termine era anche vincolato il finanziamento di 300 milioni per la realizzazione della tratta Colosseo-Piazza Venezia santaziate dal decreto del Fare.

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