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Questo articolo è stato pubblicato il 27 dicembre 2013 alle ore 18:09.
L'ultima modifica è del 27 dicembre 2013 alle ore 18:18.

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Bernardo Caprotti va «in pensione» ma il suo non è un addio e salutando i suoi con ironia avverte: «Non crediate di liberarvi così facilmente di me». A 88 anni, dopo 62 anni ininterrotti di lavoro, è arrivato il momento di «rallentare» magari semplicemente per non sentire l'obbligo morale di andare tutti i giorni in ufficio, ma questo «non significa affatto che, a Dio piacendo, io non possa continuare» chiarisce in una lettera ai suoi collaboratori.

È il 23 dicembre, l'anti Vigilia di Natale e tutti dipendenti della sede centrale di Limito di Pioltello (Milano) si sono raccolti nell'atrio. A luci spente hanno aspettato, come si fa per le feste a sorpresa, l'ingresso del presidente e lo hanno quindi accolto con un applauso.«Ho dato le dimissioni» ha annunciato Caprotti e invece di lasciarsi andare alla malinconia, ancora una volta ha preferito i toni dell'umorismo: «Ma quello in pensione sono io, voi tornate al lavoro!».

«Penso di avere il diritto di prendermela con un po' più di calma» spiega Caprotti in una lettera d'auguri, inviata prima di Natale ai suoi dipendenti, con la quale prova a far chiarezza citando «voci preoccupate» sul futuro dell'azienda. Esselunga è oggi una delle principali catene italiane del settore della grande distribuzione, con 144 superstore e supermarket in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto e Liguria, oltre 20.000 dipendenti, un fatturato di 6,8 miliardi di euro e un utile nel 2012 di 238 milioni di euro. E non c'è da stupirsi che le ipotesi sul destino dell'impero siano andate di pari passo in questi ultimi anni con la battaglia legale con i figli.

Ufficialmente Caprotti ha passato le consegne nel 2011 quando Vincenzo Mariconda è stato nominato presidente mentre Carlo Salza è l'ad già dal 2008. «Qui c'è gente fortissima - scrive - una organizzazione rigorosa e straordinariamente sciolta. E la predisposizione di un futuro che mi lascia tranquillo». «Vedo un futuro di eccellenza e di continuo progresso con una ragionevole espansione» rassicura e forse pensa alle prossime aperture, per esempio quelle programmate a Roma che dovrebbero arrivare a traguardo. «Questa è una cosa di cui mi sono preoccupato per sessantadue anni e che è ben chiara e sentita da chi ci sarà», conclude. E c'è chi è pronto a scommettere che presto lo si vedrà di nuovo tra i cantieri o fra i banconi degli stores, per parlare con la gente e non smettere, come ama dire, di "essere il primo servitore" di Esselunga.

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