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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2014 alle ore 11:35.

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I tre colpi di pistola sparati contro il portone di ingresso della sede di Confindustria Taranto lo scorso 2 gennaio potrebbero essere un segnale pericoloso. Potrebbero evidenziare l'esistenza di tentativi, da parte della criminalità, di condizionare l'assegnazione dei rilevanti appalti pubblici e privati che stanno per essere lanciati nella città pugliese. È la traccia sulla quale stanno lavorando a Taranto Procura della Repubblica, Carabinieri e Guardia di Finanza che hanno giá tenuto due riunioni.

L'episodio del 2 gennaio - tre colpi, di cui due si sono conficcati nei battenti del portone ed un terzo ha raggiunto un'attigua finestra al pian terreno - non é stato affatto sottovalutato. Anzitutto, perché é il secondo attentato che Confindustria Taranto subisce nel giro di un mese in quanto a dicembre vi fu chi, di notte, dette fuoco ad uno straccio imbevuto di liquido infiammabile causando danni, seppure lievi, al portone. Eppoi, perché il calibro della pistola - nove - usata per il recente attentato potrebbe portare in direzione di ambienti specifici essendo, appunto, un tipo di arma in uso anche alla mala. Ma quello che preoccupa gli investigatori è soprattutto il contesto nel quale collocare gli attentati, l'ultimo soprattutto.

Sebbene colpita da una crisi fortissima e da una disoccupazione elevata, Taranto é anche la città in cui sono sulla rampa di lancio diversi progetti interessanti. E per importi notevoli. C'é, per esempio, tutto il capitolo dei lavori dell'Autorizzazione integrata ambientale all'Ilva. È vero che ci sono commesse giá assegnate, per la loro specificitá, a imprese internazionali e nazionali, ma c'é anche una ricaduta di lavori, tra appalti e subappalti, che dovrebbe coinvolgere aziende meno grandi. Per indicare una cifra complessiva, il commissario dell'Ilva, Enrico Bondi, ha detto che, fondi permettendo, conta in quest'anno di fare lavori Aia per circa 6-700 milioni. Poi ci sono i soldi della bonifica dell'area esterna al siderurgico tra rione Tamburi di Taranto e il vicino comune di Statte. Anche qui sono in gioco milioni di euro - 8 per le scuole del quartiere Tamburi, 37 per Statte -, parte dei quali giá impegnati o appaltati come ha evidenziato nella riunione di ieri la cabina di regia coordinata dal commissario alla bonifica, Alfredo Pini. E ancora, ci sono gli investimenti nell'area del porto: 200 milioni nell'area del terminal container di Evergreen tra ampliamento della banchina e dragaggio dei fondali e altri 200 nell'area della piastra logistica, un project financing che coinvolge grandi imprese. Inoltre, non mancano i progetti di riqualificazione urbana che vanno dal rione Tamburi - entrato fra le aree finanziate con il "Piano Città" - alla Citta vecchia di Taranto, dove nei giorni scorsi un immobile acquisito dall'assessore regionale Fabrizio Nardoni, giá presidente di Ance Taranto e vice presidente di Confindustria Taranto, per essere ristrutturato, é stato "visitato" e danneggiato dai ladri. Ed é proprio mettendo insieme tutti questi tasselli, che Procura, Carabinieri e Finanza di Taranto ora si chiedono: e se la criminalitá stesse tentando di inserirsi negli appalti? E se quei colpi di pistola fossero un'intimidazione verso chi, la stessa Confindustria Taranto per esempio, sta sollecitando da tempo, rispetto alla mole degli appalti, regole di trasparenza e legalitá, procedure operative chiare, coinvolgimento del territorio, beninteso nel rispetto del mercato? Non sono interrogativi infondati se la Procura di Taranto in una sua nota ufficiale afferma: "L'esigenza investigativa più impellente è comprendere se, con l'approssimarsi di rilevanti investimenti pubblici e privati che riguardano diversi scenari economici del capoluogo e della provincia, connotati da importi assai significativi, qualcuno stia cercando di compromettere l'ordinato svolgimento delle procedure di individuazione delle ditte che espleteranno lavori o renderanno servizi, peraltro garantendo significative ricadute occupazionali e di indotto".

"Quanto avvenuto a Confindustria - afferma il colonnello Daniele Sirimarco, comandante provinciale dei Carabinieri di Taranto - non puó essere sottovalutato. In un momento delicato per Taranto, bisogna tenere la guardia alta ed evitare pressioni, condizionamenti e infiltrazioni. Quest'indagine si connota per due caratteristiche. La prima é che Carabinieri e Finanza, col coordinamento della Procura, lavoreranno insieme in quanto c'é bisogno, in taluni approfondimenti, di un supporto specialistico che dovrá dare la Finanza. La seconda é che ascolteremo i rappresentanti del mondo dell'economia e della pubblica amministrazione perché, col loro aiuto, vogliamo analizzare il contesto generale ma anche capire, ed eventualmente approfondire, se alle organizzazioni del territorio sono giunti dei segnali che alla luce di quanto avvenuto in questi giorni meritano forse un altro tipo di lettura".

Subito dopo l'intimidazione dei giorni scorsi, Vincenzo Cesareo, presidente di Confindustria Taranto, aveva messo i tre colpi di pistola, ma anche l'attentato incendiario di dicembre, in relazione a due possibili motivazioni: l'inasprirsi della crisi economica a Taranto, con l'aumento dei licenziamenti e dei provvedimenti di mobilitá, e le denunce fatte piú volte dalla stessa Confindustria e dall'Ance nei confronti degli enti locali circa le gare per l'appalto dei lavori pubblici con la formula del massimo ribasso. "Probabilmente - aveva detto Cesareo in quell'occasione - le nostre prese di posizione danno fastidio a qualcuno. Ma gli attentati certo non ci fermeranno". Ora, invece, Procura, Carabinieri e Finanza, senza trascurare questi elementi, allargano il campo di indagine e tengono soprattutto d'occhio i rilevanti appalti, pubblici e privati, che stanno per partire a Taranto.

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