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Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2014 alle ore 12:52.
L'ultima modifica è del 17 gennaio 2014 alle ore 15:19.

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(LaPresse)(LaPresse)

Un addetto del Gruppo Fiat su tre è iscritto al sindacato. Tra le sigle dei metalmeccanici, prima fra i dipendenti del Lingotto è la Fim-Cisl (23,1%), seguita a ruota dalla Uilm (22,2%), con Fismic al 17,8, Quadri al 17,8 e Fiom al 15,3 per cento.
I dati, resi noti dalle tute blu della Cisl, fotografano i pesi e i rapporti di forza tra le sigle sindacali in Fiat e in Cnh Industrial. Un quadro che pesa nell'ambito del Gruppo dove la spaccatura tra i sindacati confederali è più pesante che altrove.

«La Fim è la prima organizzazione sindacale nel gruppo Fiat e Cnh Industrial – sottolinea il segretario nazionale Ferdinando Uliano – come numero d'iscritti e per il maggior numero di delegati. Il recente accordo sulla rappresentanza sottoscritto da Cgil,Cisl,Uil rappresenta una svolta nelle relazioni sindacali introducendo elementi di certezza nel rapporto democratico tra le organizzazioni, con i lavoratori e di rispetto e certezza di esigibilità degli accordi sottoscritti dalla maggioranza delle organizzazioni sindacali». Temi, aggiunge Uliano, sui quali i sindacati si sono fortemente scontrati negli ultimi anni, in particolare in casa Fiat, all'indomani dell'accordo separato di Pomigliano e del contratto specifico di gruppo non sottoscritto dalla Fiom.


Lo stesso Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, nei giorni scorsi, aveva parlato di un forte ridimensionamento degli iscritti Fiom in Fiat negli ultimi anni, passati da 11mila e 5mila. Pagando un prezzo alto, in termini di consenso, alla spaccatura sindacale post-Pomigliano. «Alla Fim-Cisl piace vincere facile» commenta Michele De Palma, responsabile Auto per la Fiom. «In realtà – aggiunge – abbiamo pagato il prezzo di diritti e libertà negate, per tre anni. Dal diritto di asssemblea a quello di iscrizione dei lavoratori alla Fiom, con la difficoltà persino di ottenere le trattenute in busta paga per chi sceglieva la nostra sigla. La Fiom, inoltre, non ha partecipato al'elezione delle Rsa in Fiat perché esclusa. Si torni allora ad eleggere le Rsu nel gruppo, come noi chiediamo».


Oggi il contesto è cambiato, anche se i toni restano duri e le divisioni intorno al contratto specifico di gruppo restano profonde. E' cambiato in primo luogo dopo la sentenza della Consulta sulla rappresentanza, che ha riammesso le Rsa Fiom negli stabilimenti del Lingotto, e dopo gli accordi sottoscritti da Fiat e Fiom per chiudere definitivamente il capitolo del contenzioso giudiziario. Ma a determinare un cambio di contesto è anche l'accordo sulla rappresentanza dei sindacati confederali e l'applicativo definito la settimana scorsa. Applicativo che ha scatenato l'alzata di scudi dei metalmeccanici della Fiom che chiedono al segretario Susanna Camusso di ritirare la firma dal Testo e ridiscutere due punti: sanzioni per chi non rispetta gli accordi e arbitrato confederale.
Ma anche su questo le valutazioni del fronte sindacale divergono, e non di poco: «Se l'accordo sulla rappresentanza fosse stato in vigore nel 2010 la Fiom-Cgil sarebbe stata tenuta a rispettare gli accordi di Pomigliano e Mirafiori, e non avrebbe potuto utilizzare l'azione giuridica per contrastare il contratto siglato dalla maggioranza dei sindacati e votato dalla maggioranza dei lavoratori» sottolinea Uliano.

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