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Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2014 alle ore 15:53.

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Errore politico (con una gestione poco assennata) o ricorso abusivo al credito, come ipotizza la Procura di Rimini? Quel che è certo è che il sistema fieristico e congressuale di Rimini sta affogando nei debiti. Ammonta a oltre 107 milioni di euro l'esposizione con gli istituti di credito accumulata dalle società della galassia Rimini Fiera.

La società a capitale a maggioranza pubblico, tra Regione Emilia Romagna e Comune, Provincia e Camera di commercio di Rimini, è anche azionista di riferimento, con oltre il 70% delle azioni, di Convention Bureau, che gestisce il Palazzo dei congressi del capoluogo romagnolo.

In una città ancora sotto choc per il crack della società Aeradria, che gestiva l'aeroporto Federico Fellini, la magistratura ha preso di mira proprio Convention Bureau e il Palazzo dei congressi spa, vale a dire la società, proprietaria dell'immobile, partecipata, oltre che da Rimini Fiera, da Rimini Congressi srl, azionista di maggioranza, dalla Camera di commercio, da Rimini holding e dalla Provincia di Rimini, in un gioco ad incastri sul quale i magistrati hanno indirizzato la loro attenzione. Rimini Congressi è infatti a sua volta nelle mani di Rimini holding (di cui è socio unico il Comune), di Camera di commercio e Provincia di Rimini. Azionisti istituzionali che devono fronteggiare una crisi pesantissima. Convention Bureau esce quasi a pezzi da un 2013 durante il quale, a causa del crollo della domanda congressuale, ha dovuto incamerare la cancellazione di quasi 200 eventi, tra meeting e convention. A sua volta, con un intreccio quasi inestricabile, Rimini Congressi di fatto ha in mano le sorti di Rimini Fiera.

In cambio dei finanziamenti per la costruzione del Palazzo dei congressi, costato ben 110 milioni di euro su progetto dell'architetto Wolkwing Marg, ha ceduto in pegno al gruppo Unicredit la sua partecipazione in Rimini Fiera, vale a dire oltre il 52% delle azioni. Con tanto di lettere di patronage emesse dagli enti pubblici a garanzia del prestito. La stessa manovra finanziaria decisa per Aeradria e già finita sul tavolo dei magistrati per il fallimento dello scalo. Il presidente di Rimini Fiera Lorenzo Cagnoni oggi è stato chiamato a illustrare la situazione in Comune. Con un patrimonio netto di oltre 153 milioni (e una perdita di esercizio che nel 2013 ha sfiorato i 2 milioni) la società fieristica riminese è di fatto accusata di aver fatto il passo più lungo della gamba in uno scenario che avrebbe suggerito maggiore prudenza. Avrebbe cioè sfidato la crisi con un investimento per la realizzazione del Palas che oggi rischia di essere considerato semplicemente un azzardo fuori mercato. A sua volta la società Palazzo dei Congressi, ha un debito con le banche di oltre 27 milioni e da due anni chiude il bilancio in rosso.

Nessun commento sul fascicolo di indagine aperto dalla magistratura, né dai vertici di Bologna Fiere né dai soci pubblici. Il business plan messo a punto, ha ammesso Cagnoni, è saltato per aria a causa della prolungata crisi economica. Ora dovrà essere rivisto. "La situazione non può non essere preoccupante", ha detto Cagnoni alla Commissione consigliare permanente del Comune. Nel 2014 la società fieristica dovrebbe tornare a macinare utili. Ma tutti, già, invocano la privatizzazione.

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