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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2014 alle ore 18:33.

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Pompei, la nomina del soprintendente torna a dividere: sei candidati, ma Bray punta sugli «esterni» (Marka)Pompei, la nomina del soprintendente torna a dividere: sei candidati, ma Bray punta sugli «esterni» (Marka)

Sembra quasi che Pompei stia lì per dividere. Dopo tre mesi di dibattito e contrapposizioni sugli incarichi di dg e vice dg vicario finiti con le nomine del generale Giovanni Nistri e di Fabrizio Magani, torna il tempo delle contrapposizioni. Argomento del contendere, stavolta, è a quanto pare la nomina del nuovo soprintendente.

I termini per candidarsi a succedere a Teresa Elena Cinquantaquattro - il cui mandato scadeva a fine dicembre - erano fissati al 7 gennaio per evidente volontà del ministero dei Beni culturali di procedere a un avvicendamento rapido, nel più pieno interesse del sito archeologico. Di candidature ne sono arrivate ben sei di cui tre interne al Mibac e tre esterne. Tra quelle interne, due erano in un certo senso preannunciate: si tratta della stessa Cinquantaquattro e di Adele Campanelli, soprintendente uscente di Salerno e provincia. Terzo nome quello di Mario Pagano, soprintendente in Umbria di origini campane.

I candidati esterni sarebbero invece Fabrizio Pesando, docente di Antichità pompeiane ed ercolanesi all'Orientale di Napoli, Massimo Osanna, professore di Archeologia classica all'Università della Basilicata, ed Emanuele Curti, altro archeologo proveniente dallo stesso ateneo. Le ragioni dell'austerity dovrebbero deporre a favore di una soluzione interna, ma quando si parla di Pompei non c'è mai nulla di scontato: pare infatti che lo stesso ministro Massimo Bray, uomo esterno alle logiche di apparato del Mibac, sia il primo sostenitore delle opzioni esterne, corrispondenti a profili professionali «giovani» che potrebbero per questo assicurare una certa discontinuità nella gestione del sito. Con un bel po' di perplessità da parte delle figure dirigenziali di via del Collegio Romano. Ma soprattutto con il rischio che la Corte dei Conti - in passato già pronunciatasi con lo stesso orientamento su casi analoghi – per amore di spending review bocci un'eventuale nomina esterna, facendo leva proprio sul fatto che candidature interne al ministero non sono mancate. Insomma: un bel rebus, in pieno stile pompeiano

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