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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2014 alle ore 11:25.
L'ultima modifica è del 22 gennaio 2014 alle ore 13:12.

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Il calo dei consumi è destinato a proseguire nel 2014. Ne è convinta Confcommercio che per quest'anno stima una crescita di circa lo 0,3% del Pil, ed un calo dello 0,2% dei consumi, che arriva dopo la caduta del 2,4% registrata nel 2013. Nessuna inversione di tendenza, in sostanza, si prevede dalla leggera ripresa in atto.

La pressione fiscale resta a livelli record
Anche la pressione fiscale continua a restare «a livelli record, per tre anni consecutivi si è attestata su valori mai raggiunti prima per durata», toccando il 44,2% del Pil. «Non ci sembra che con le attuali carte ci siano speranze di andare oltre lo 0,3%-0,4% per il Pil», spiega il direttore dell'ufficio studi di Confcommercio Mariano Bella che considera la stima del governo di una crescita nel 2014 dell'1,1% «una cosa che crede solo l'esecutivo per ora».
Le stime macroeconomiche sono state diffuse a margine della presentazione del rapporto annuale sul mercato del lavoro: «La sfida da cogliere e vincere è quella
dimettere al centro dell'azione di governo l'impresa e il lavoro - afferma il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli - perchè così possiamo non solo scrollarci di dosso una crisi che per durata e profondità non ha eguali nella storia d'Italia, ma costruire davvero in tempi rapidi una ripresa robusta e con più occupazione».

Puntare sull'apprendistato
Per Confcommercio per creare buona occupazione occorre puntare sull'apprendistato che però - aggiunge Sangalli - sta «faticando a farsi strada anche perché le aziende faticano a seguirne le continue modifiche». Nel 2012 gli apprendisti nel settore del terziario erano 224 mila; il rapporto tra apprendisti e dipendenti nella fascia di età 15-39 é nel commercio pari al 10,2%. Ogni mese, il bacino di apprendisti ha portato alla conferma, dall'inizio del 2006, di 3mila contratti a tempo indeterminato, per 100 cessazioni ci sono 52 conferme e questo dimostra come cresca «la trasformazione dell'apprendistato in lavoro stabile» nonostante «il legislatore ponga limiti alla sua fruizione».

Nel mirino la legge Fornero che ingessa la flessibilità
Al sud lo strumento dell'apprendistato «è utilizzato male e poco», aggiunge Bella: il rapporto tra apprendisti e dipendenti, tra 15 e 39 anni, è dell'8,6% al nord e al centro contro il 5,7% del sud. Nel mirino di Confcommercio c'è la legge 92, la riforma Fornero che secondo Sangalli, «ingessa la flessibilità e, quindi, l'organizzazione del lavoro, infligge un colpo mortale alle imprese del commercio, del turismo, dei servizi, dei trasporti e della logistica». Per aumentarne la diffusione è necessario «semplificarne ulteriormente le regole senza avventurarsi in una nuova complicata riforma e senza appesantirlo con costi crescenti». Sangalli critica anche il contratto unico, che rischia di «azzerare con un colpo di spugna tutto ciò che è avvenuto dopo il modello fordista».

L'impegno di Giovannini a sbloccare le difficoltà
Il ministro del lavoro, Enrico Giovannini, si è impegnato ad agire per sbloccare le difficoltà e potenziare i contratti di apprendistato, sottolineando la necessità di una
collaborazione con le parti sociali, anche attraverso la firma di un protocollo d'intesa, per
favorire l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, soprattutto in un momento come questo «in cui le imprese stanno cominciando a pensare a nuove assunzioni». Intervenendo al convegno di Confcommercio, Giovannini ha spiegato che bisogna «operare con interventi mirati», perché ogni volta che si annuncia una riforma normativa il mercato si ferma: «Non so se riusciremo nel breve tempo a realizzare la norma bandiera che porti fino al 51% i contratti di apprendistato rispetto alle nuove assunzioni - ha detto il ministro - ma moltissimo si può fare ora che qualche settore si sta muovendo. Sarebbe un errore gravissimo non sfruttare questa opportunità».

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