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Questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2014 alle ore 18:58.

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Il porto di Taranto si candida a ospitare le operazioni di smantellamento della Costa Concordia, la nave naufragata all'isola del Giglio. Alla società che dovrà esaminare le diverse candidature e quindi decidere, ha fatto pervenire una sua proposta, preliminare all'offerta, la società consortile Smart Area che fa capo a Confindustria Taranto ed è impegnata nei progetti di riconversione della cittá e dell'area industriale.

Partner di Smart Area sono lo studio di ingegneria Luigi Severini di Taranto, specializzato nelle opere portuali e industriali, e una società estera del settore di cui però non è stato fatto ancora il nome. Annunciando la candidatura, Confindustria Taranto afferma: «Per Taranto si tratterebbe di una scommessa pari a 500 milioni di investimenti che andrebbe ad assicurare per almeno due anni centinaia di posti di lavoro, più o meno 600 secondo le prime stime, ma con un indotto non calcolabile se si tiene conto delle operazioni a valle dello smantellamento vero e proprio della nave».

Per Confindustria Taranto, due sono gli elementi a sostegno della candidatura che, dopo essere stata lanciata, andrá necessariamente corroborata sul piano della proposta tecnico-progettuale e finanziaria. Il primo, essendo Taranto città marittima e portuale, è la specializzazione di molte aziende nella navalmeccanica e cantieristica, le quali hanno già all'attivo l'ammodernamento di una serie di unità della Marina Militare e ora della portaerei Giuseppe Garibaldi, nave ammiraglia della flotta prima che entrasse nella linea operativa la Cavour. Il secondo elemento è invece il porto di Taranto, «i cui requisiti - osserva Confindustria Taranto - si presentano ineguagliabili sia per caratteristiche tecniche sia per la naturale conformazione dello specchio d'acqua che si candida ad ospitare la complessa operazione».

«In effetti - afferma Sergio Prete, presidente dell'Autorità portuale di Taranto - il porto di Taranto è assolutamente idoneo ad ospitare un'operazione complessa come quella dello smantellamento della Costa Concordia. Si tratterà di vedere quale sarà il piano dei lavori ma nel porto di Taranto potremmo mettere a disposizione sia delle banchine che delle aree. Confindustria ha fatto bene a candidarsi e suppongo che abbia anche attivato con soggetti internazionali una prima discussione su una possibile partnership. Per quanto riguarda l'Authority, sosterremo ogni iniziativa in tal senso. Taranto troppo lontana dall'isola del Giglio? Ma se stanno pensando di portare il relitto della nave addirittura in Turchia, perché non candidare un porto italiano».

La notizia del porto di Taranto candidato a sede delle operazioni di Costa Concordia arriva peró in un giorno non propriamente felice per lo scalo. Un ricorso al Tar di Lecce da parte dell'impresa seconda classificata ha infatti stoppato, per ora, l'avvio del cantiere per l'ammodernamento del molo polisettoriale, la grande banchina che dal 2001 ospita Taranto Container Terminal con Evergreen. Dopo varie vicissitudini, compreso un altro ricorso presentato a febbraio 2012 al Tar di Lecce dal Consorzio Terminal Rinfuse che inizialmente non voleva accettare un'area alternativa allo stesso molo polisettoriale, si era riusciti a sbloccare una delle opere fondamentali per l'adeguamento dell'area del terminal container.

E così, dopo l'esame delle offerte pervenute, a novembre scorso erano stati aggiudicati i lavori assegnandoli per 46,834 milioni, su un importo a base d'asta di 61,758 milioni, al consorzio fra le imprese Cantieri Costruzioni Cemento, Salvatore Matarrese e Icotekne. Sembrava che tutto dovesse filare finalmente liscio, considerato che i lavori nell'area del terminal scontano giá un anno di ritardo in base all'accordo di giugno 2012, tant'é che l'Autoritá portuale e gli altri soggetti coinvolti hanno dovuto riprogrammare la loro conclusione a fine 2015 da dicembre 2014. Invece ora é arrivato il ricorso da parte di una delle imprese escluse che rischia di segnare una nuova battuta d'arresto.
A ciò, infine, si aggiunga che il decreto di Via (Valutazione di impatto ambientale) del ministero dell'Ambiente per i dragaggi nello specchio di mare antistante il molo polisettoriale non c'è ancora, sebbene ci sia già il via libera della Regione Puglia e della commissione Via. Il ministero ha assicurato che il decreto arriverà a metà febbraio, dopodiché l'Autorità portuale potrà lanciare la gara d'appalto specifica. Per il momento, però, è un altro progetto importante per il porto di Taranto che resta in stand by, considerato che i dragaggi servono a portare la profondità dei fondali a 16,50 metri lungo i 1200 metri della banchina in modo da consentire ad Evergreen di far arrivare portacontainer più grandi e rilanciare cosí il traffico merci.

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