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Questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2014 alle ore 14:01.

«Non è più il tempo di imprese che affrontano i mercati in solitudine». L'assessore all'Agricoltura dell'Emilia Romagna Tiberio Rabboni sintetizza così la scelta della Regione di puntare, per lo sviluppo delle aziende agricole, sulle reti di impresa. Le aggregazioni, anche sotto forma di associazioni temporanee di impresa, cooperative o organizzazioni di prodotto, avranno una corsia preferenziale nell'accesso alle risorse previste dal piano regionale di sviluppo rurale 2014-2020. Sul piatto ci sono quasi 1,2 miliardi.

La dotazione – tra risorse europee, statali e regionali – più consistente del Centro Nord. Un successo strappato con l'accordo Stato-Regioni che si traduce in oltre 130 milioni in più rispetto alla precedente programmazione. Ma che è anche espressione della scelta strategica fatta dalla squadra del presidente Vasco Errani, che ha deciso di scommettere sulle aziende agricole della regione aumentando il proprio stanziamento: 96 milioni in più rispetto al precedente piano, con un budget complessivo che supera così quota 200 milioni.

«Non abbiamo mai stanziato tanto denaro», dice Rabboni. L'obiettivo è il sostegno all'incremento della redditività alle aziende agricole, con effetti stabili nel tempo. L'attenzione è concentrata sulle reti di impresa – anche se non sono esclusi gli interventi a favore delle singole aziende –, sugli investimenti in innovazione e per il lancio di progetti di filiera, sulla sostenibilità della produzione, sulle cosiddette aree agricole periurbane: per sottrarle al degrado e consegnarle a nuova vita con la trasformazione dell'handicap in un vantaggio, lavorando per esempio sulla produzione e la vendita a chilometro zero così come sui mercati locali cittadini.

na sfida, con la nuova previsione, che contempla anche lo sforzo per sostenere le tante Cenerentole dell'agricoltura, le imprese delle aree montuose (sulla scia della normativa europea che ha aperto la strada al marchio che identifica i prodotti di montagna) ma anche lo snellimento della burocrazia. Al netto delle normative esistenti e non modificabili, Rabboni gioca tutte le sue carte sul sistema informativo agricolo (per abbattere le richieste di certificati) e sul registro unico dei controlli, che sarà completato entro la metà dell'anno, con l'inclusione di Arpa (ambiente) e aziende sanitarie. Si riducono così le carte per accedere ai finanziamenti. Il 44% dei fondi a disposizione sarà indirizzato sul sostegno agli investimenti, il 38% sulla produzione sostenibile, l'8% sull'innovazione e il trasferimento tecnologico, il resto sullo sviluppo delle aree maggiormente svantaggiate. Della dotazione complessiva, quasi 513 milioni arrivano da Bruxelles, altri 473,6 dallo Stato, poco meno di 203 dalla Regione.

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