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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2014 alle ore 18:40.
L'ultima modifica è del 28 gennaio 2014 alle ore 09:45.

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Sospendere gli effetti della contrattazione di secondo livello che vale circa 130 euro al mese sugli attuali stipendi medi da 1.350 e andare verso la chiusura dello stabilimento di Porcia (Pordenone). In più taglio dell'80% dei 2.700 euro di premio aziendale e riduzione dell'orario a 6 ore. Sono le richieste shock presentate da Electrolux ai sindacati, secondo le fonti consultate dal Sole 24 Ore, nel corso della riunione fiume di oggi a Mestre.

Il gruppo svedese ha lavorato ad una proposta che punta a ridurre gli attuali 24 euro di costo orario di 3-5 euro medi. Effetto della concorrenza asiatica, coreani di Samsung ed Lg in testa. Nessuno al momento può garantire, per esempio, che neppure lo stabilimento in Polonia si salvi dai complessivi 2.000 tagli previsti dalla multinazionale, di cui 1.500 in Europa.

Esuberi nonostante i tagli
Altre fonti hanno parlato di un'alternativa ancora più dura da parte di Electrolux: riduzione di circa il 40% di stipendio, per salvare i quattro stabilimenti italiani. In questo caso si tratterebbe di accettare un taglio dei salari dagli attuali 1.400 Euro mensili a 700-800 euro, sempre con una riduzione dell'orario a 6 ore. Tra le prospettive resterebbe valido un numero di esuberi aumentato rispetto all'inizio della trattativa: circa 700 fra Solaro (Milano), Forlì e Susegana (Treviso), che producono lavastoviglie, forni e piani cottura, frigoriferi.

Per Porcia non c'è piano industriale
Resta tuttavia in primo piano l'ipotesi chiusura per lo stabilimento Porcia (Pordenone) - dove si producono frigoriferi, 1.200 dipendenti in tutto, ma 2.000 lavoratori coinvolti con l'indotto - per il quale nei giorni scorsi prima Unindustria e poi la Regione hanno presentato il proprio piano per trattenere la multinazionale. Per il sito produttivo friulano l'azienda svedese non ha nemmeno presentato un piano industriale. Sul lavoro a Porcia il taglio sarebbe stimato in 7,50 euro l'ora ma il costo del prodotto finito graverebbe di 30 euro a pezzo mandando fuori mercato la produzione. A questo punto sono indispensabili interventi della Regione e del Governo. Ogni soluzione è da verificare.

Prospettiva blocco investimenti
La minaccia implicita è che se il piano non dovesse essere accettato verrebbero bloccati in toto gli investimenti che il gruppo avrebbe intenzione di fare in Italia. Qualora, invece, il piano fosse comunque approvato dai sindacati, si prevedono investimenti per 28 milioni di euro a Forlì, 40 milioni a Solaro e 22 a Susegana. Per la decisione definitiva c'è tempo fino ad aprile.

I sindacati: ora andremo direttamente da Letta
«Ora andremo a parlare della nostra vicenda che è paradigmatica per l'intero Paese con il premier Enrico Letta». È unanime la posizione dei sindacalisti che hanno incontrato a Mestre il gruppo Electrolux per affrontare il futuro dei quattro stabilimenti italiani. «Abbiamo atteso invano un confronto con il ministro per lo Sviluppo, Flavio Zanonato, che non c'è mai stato - hanno detto i delegati e le Rsu - ora andiamo direttamente da Letta perché Electrolux per sbarcare in Italia ha usato soldi degli italiani ed ora per guardare ad Est utilizza fondi Ue che in parte sono sempre nostri».

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