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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2014 alle ore 14:40.

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In calo fatturato e utili. Quanto emerge dall'analisi del Centro studi economico e finanziario Esg89 su 1.870 Pmi umbre con un volume d'affari compreso fra 1 e 10 milioni di euro. Seppur non manchino esempi imprenditoriali vincenti, dall'analisi si evincono i segni della crisi degli ultimi 5 anni.

Sono 457 le società di capitali analizzate su Perugia, seguita da Terni con 234 realtà, Foligno 118, Città di Castello 114, Bastia Umbra 86 e Corciano 77 (a seguire i comuni meno rilevanti, ndr). Fra i comparti più numerosi il meccanico è in testa con 224 compagini, seguito dall'edilizia-costruzioni con 191, commercio con 157, trasporti-corrieri logistica con 76 e edilizia-impiantistica con 69. Il 70% delle società analizzate chiude il bilancio registrando un utile d'esercizio, 42 delle quali con oltre 500mila euro e 268 con più di 100mila. In perdita invece sono 546 società.

"Il sistema delle Pmi umbre – spiega Giovanni Giorgetti, Ceo Esg89 – si è dovuto ristrutturare soprattutto dal punto di vista dei processi produttivi. Ci sono realtà che hanno saputo investire sull'innovazione di processo e di prodotto, sul marketing strategico, sull'internazionalizzazione e stanno ottenendo ottimi risultati. Altre, di contro, che operano in comparti stressati dalla crisi evidenziano numeri preoccupanti".
In termini di fatturato, 290 registrano oltre 5 milioni di euro e 632 oltre 3 milioni, mentre per numero di dipendenti, 90 sono le società esaminate con oltre 50 addetti e 858 superano i 10.

Ma 127 società risultano in grande difficoltà: il 6%, con un rapporto perdita/fatturato superiore al 10 per cento. Sono 79 invece le società che registrano una buona performance.

"Per quelle compagini – prosegue Giorgetti - che operano in settori maturi legati prevalentemente ai consumi interni, la strada sembra essere segnata per molti anni e la ristrutturazione a breve appare la via maestra. Per quelle società invece che hanno dimostrato una buona dinamicità, con prodotti appetibili anche sui mercati esteri, il futuro appare più promettente".

Sono il 72,65% le società perugine che chiudono in utile, mentre Terni fa meglio con il 76,07 (178 società su 234 presenti), così come Città di Castello che è al 78,95 per cento. Sotto la media Foligno che è al 66,10%, Corciano con il 64,94%, Spoleto al 57,81%, Gubbio al 54,72% e Marsciano al 53,57 per cento.

Fra i comparti spiccano computer-informatica con l'87,80% delle società che chiudono in utile, il trasporti-corrieri con l'84,21%, l'ambiente-smaltimento con l'81,25%, il tessile-abbigliamento con il 74,55% e la meccanica con il 70,54%. Fanalini di coda il turismo-alberghiero con il 43,18%, il commercio-autoveicoli con un'azienda su due che chiude in perdita, l'edilizia-produzione materiali con solo il 54,84% di aziende in utile. Soffre anche il comparto del legno con più del 40% delle società che chiudono in perdita.
Il dato più preoccupante riguarda la redditività. Nel precedente periodo il totale del risultato d'esercizio era di 5,6 milioni di euro, mentre nell'ultimo anno la somma risulta negativa di oltre 100 milioni.

"Il futuro delle Pmi umbre – conclude Giorgetti - dipenderà dalla capacità del Governo di attuare quelle politiche di sviluppo che da tempo si attendono, come la riduzione del cuneo fiscale, il taglio delle imposte sulle imprese, la sburocratizzazione, il taglio della spesa corrente improduttiva, la semplificazione del mercato del lavoro e il ridimensionamento dei costi energetici. Infine, in merito alla stretta del credito, se le banche non riprenderanno a finanziare le attività produttive, tutti gli sforzi saranno inutili".

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