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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2014 alle ore 12:04.

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(Corbis)(Corbis)

PALERMO - «Dovrebbero essere al nostro fianco sulla strada della ripresa e invece sono da ostacolo». E' l'atto di accusa lanciato dai giovani imprenditori di Ance Sicilia, il collegio regionale dei costruttori, contro il sistema bancario che «penalizza – dice il presidente dei giovani Anche Angelo Turco – soprattutto le imprese e in particolar modo l'edilizia». Turco, segnala, «una contrazione dei finanziamenti concessi dalle banche alle nostre attività e un peggioramento delle condizioni applicate, proprio nel momento in cui gli imprenditori hanno più bisogno di un maggiore sostegno».

La crisi che colpisce da anni il settore edile, secondo il Rapporto sull'economia siciliana del 2013 della Banca d'Italia, ha comportato nel campo delle costruzioni nello scorso anno un calo dell'occupazione dell'8,7%, una riduzione del 23% delle ore lavorate e la cessazione di 1.961 imprese edili a fronte di 915 nuove iscrizioni: sono 45.335 le aziende attive (-2,5% rispetto al 2012). Il settore dei bandi pubblici ha subito una contrazione di circa il 30%, il mercato immobiliare privato una media di -20%: «Perdite di gran lunga superiori alla media del Mezzogiorno» dicono i giovani costruttori. Intanto i Giovani imprenditori di Ance Sicilia hanno chiesto un incontro alla delegazione regionale dell'Abi e al governo regionale guidato da Rosario Crocetta «perché non è comprensibile – dice Turco – come mai le banche da un lato finanzino le pubbliche amministrazioni prestando loro fiducia e dall'altro non si fidino della loro solvibilità negando alle imprese aggiudicatarie anticipazioni di fatture o di commesse pubbliche e investimenti per opere con finalità sociale come l'edilizia sovvenzionata e il social housing. Le banche devono tornare a credere in questo settore fondamentale per l'economia siciliana e la Regione deve contribuire ai rischi cui vanno incontro le aziende di credito».

L'analisi dei giovani imprenditori del settore costruzioni non lascia margini a dubbi: «La missione propria delle banche dovrebbe essere quella di sostenere chi con coraggio resiste e vuole continuare a fare impresa nell'Isola – dice Turco – . Invece sempre la Banca d'Italia ci informa che, in questo scenario, nel 2013 la flessione dei prestiti bancari alle imprese edili in Sicilia è stata del 3% (-3,8% per quelle di piccole dimensioni), quando gli indebitamenti concessi alle pubbliche amministrazioni dell'Isola sono invece aumentati del 6,8%. Le banche hanno ridotto soprattutto gli anticipi su fatture e gli altri crediti autoliquidanti. Ne consegue che lo scoraggiamento e la mancanza di fiducia hanno rallentato la domanda di credito da parte delle imprese e il peggioramento delle condizioni posti dalle banche: l'aumento dello spread applicato su crediti a medio termine ha portato la media dei tassi all'8,26 per cento. Questi comportamenti contribuiscono agli stati di crisi aziendali. Nel settore edile, oggi hanno raggiunto il valore più elevato dall'inizio della crisi i nuovi finanziamenti andati in sofferenza (il 7,1%) e quelli di difficile restituzione (il 13,4%) portando le sofferenze totali al 44,1% dei prestiti in essere».

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