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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2014 alle ore 18:47.
L'ultima modifica è del 27 gennaio 2014 alle ore 18:50.

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(Corbis)(Corbis)

LUCCA - La competitività delle cartiere italiane? Si gioca a livello europeo, secondo gli industriali italiani della carta riuniti in Assocarta che, forti di quasi 20mila addetti e 6,8 miliardi di fatturato 2013 per il 52% all'export, tornano a chiedere sostegno e aiuto al vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani. L'occasione è stata la visita che Tajani ha fatto in Toscana venerdì e sabato scorsi, visita che lo ha portato a Firenze, Piombino, Prato e anche a Lucca, patria del più importante distretto europeo del tissue (la carta per uso igienico-sanitario). Ad attenderlo ha trovato due problemi ‘antichi' ma allo stesso tempo attuali: quello energetico e quello ambientale.

Sul primo fronte i produttori di carta hanno ribadito al vicepresidente Ue con delega all'Industria e all'imprenditoria che "non è possibile rimanere competitivi quando gli Stati Uniti pagano il gas un quarto del prezzo pagato dall'industria europea"; sul secondo fronte, hanno chiarito che "le politiche ambientali europee in materia di reciclyng society devono rappresentare un'opportunità innanzitutto per l'Europa" e "non un fattore di penalizzazione rispetto ai competitor extra-europei". E invece, hanno ammonito Paolo Culicchi e Girolamo Marchi, presidente e vice di Assocarta, i nuovi obiettivi di taglio del 40% delle emissioni di Co2 entro il 2030 "non sono raggiungibili se non a costi elevatissimi". L'industria della carta, secondo gli industriali del settore, sarebbe doppiamente penalizzata: nella bolletta gonfiata dagli incentivi alle fonti rinnovabili, e nella concorrenza sull'approvvigionamento di materia prima con chi brucia le biomasse legnose. "Agli obiettivi europei devono corrispondere misure strutturali europee come le compensazioni – sottolineano - che non possono essere lasciate ai bilanci dei singoli Stati".

L'obiettivo di abbattimento delle emissioni è condivisibile, secondo gli industriali della carta, ma bisogna investire in tecnologia, aiutare i produttori di impianti innovativi, non erodere i margini con un sistema, l'Ets, che è inefficiente e fuori mercato. E anche sul fronte del riciclaggio sono fondamentali politiche europee che promuovano il riciclaggio made in Europe, utilizzando anche lo strumento del "riciclo di prossimità", che ha il merito di tutelare ambiente e occupazione. L'industria cartaria italiana è tradizionalmente grande utilizzatrice di macero, con cui viene realizzato il 55% della produzione nazionale; per alcuni comparti (prodotti per imballaggio, in particolare cartone ondulato) il macero rappresenta l'unica materia prima fibrosa impiegata. Una materia prima su cui le cartiere hanno nel tempo investito molto, creando una filiera del riciclo che ha permesso sviluppi della raccolta, oggi purtroppo destinata per quasi un terzo ai mercati esteri, principalmente asiatici. La crescita dei volumi di macero diretti oltreconfine non è un fenomeno solo italiano, ma alcuni Paesi europei (Francia e Spagna) si sono mossi per arginarne l'emorragia, adottando il principio di prossimità. E l'Italia cosa fa?

Per riportare l'industria al centro delle politiche europee, proprio oggi la Federazione europea dell'industria cartaria ha lanciato la campagna "Basta: torniamo sulla giusta pista".

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