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Questo articolo è stato pubblicato il 03 febbraio 2014 alle ore 19:24.

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E' tornato nella "sua" Firenze da leader (presidente e ceo) di General Electric Oil & Gas Lorenzo Simonelli, 40 anni, una carriera tutta interna alla conglomerata americana che nell'ottobre scorso lo ha scelto per guidare la divisione che cresce al ritmo del 10-12% all'anno, e che nel 2013 ha fatturato 17 miliardi di dollari e ha realizzato profitti per 2,1 miliardi, con 43mila dipendenti (il 14% del totale Ge).

Simonelli, padre fiorentino e madre inglese, uno dei giovani top manager più influenti al mondo, questa mattina ha aperto il 15esimo meeting annuale di Ge Oil & Gas al Palazzo dei congressi di Firenze, città dove la divisione ha messo radici 20 anni fa con l'acquisizione del Nuovo Pignone, e dove è cresciuta in modo esponenziale grazie alla ricerca tecnologica nel segmento delle macchine e dei sistemi per l'estrazione del gas e del petrolio. Un segmento che oggi ha davanti uno sviluppo brillante legato alle nuove tecniche subsea (sfruttamento dei giacimenti sottomarini) e shale gas (estrazione del gas dalle rocce).

"Ge crede nell'industria dell'oil e gas e continua a investire", ha detto Simonelli di fronte a 1.100 clienti mondiali e a 300 manager del gruppo. La divisione da lui guidata è passata, dal 1994 a oggi, da 1 miliardo di dollari di ordini ai 19,7 miliardi attuali, di cui 7 miliardi fanno capo al Nuovo Pignone, che conta 5.327 dipendenti in Italia (di cui 4.778 in Toscana) e risultati unici al mondo, come la costruzione dei cinque maxi moduli industriali per la generazione elettrica costruiti nel cantiere di Avenza di Carrara e inviati nella riserva marina australiana di Barrow Island che ospita un giacimento sottomarino di gas.

Un percorso di successo, quello di Ge Oil & Gas in Italia, che ora la multinazionale è decisa a ripetere con l'ultima acquisizione realizzata nel Belpaese l'anno scorso, l'Avio Aero produttrice di componenti e motori per aerei civili e militari, due miliardi di dollari di fatturato e 4.900 dipendenti di cui più di 4.000 in Italia.

"Aero è un'altra espressione della grandissima tecnologia italiana, che ora ha la possibilità di ripetere lo stesso cammino di sviluppo del Pignone", ha spiegato Sandro De Poli, presidente e ceo di Ge Italia (9,6 miliardi di dollari di fatturato 2013, 11.700 dipendenti di cui 11.000 nel settore industriale, otto divisioni di business), deciso a puntare sulla nuova tecnologia dell'additive manufacturing utilizzata nel nuovo stabilimento Avio Aero di Cameri, in provincia di Novara, inaugurato nel dicembre scorso. E' grazie a soluzioni come questa che, secondo De Poli, si può sfatare il luogo comune della scarsa competitività della manifattura tricolore: "Avere tecnologie di altissimo livello permette di essere competitivi sui costi anche producendo in Italia".

Da qui a dire che l'interesse per la grande competenza industriale e ingegneristica porterà General Electric a investire in altre aziende italiane, il passo è breve: "Guardiamo sempre ad altre realtà d'eccellenza", svicola De Poli senza smentire le voci che danno Ge interessata all'acquisizione dei sistemi di segnalamento di Ansaldo Sts. Nell'attesa il gruppo annuncia ulteriori investimenti nel Nuovo Pignone: "Nel 2014 investiremo almeno le stesse cifre del 2013 (cioè 170 milioni di dollari, ndr)", promette Massimo Messeri, presidente di Nuovo Pignone.

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