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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2014 alle ore 18:10.
L'ultima modifica è del 05 febbraio 2014 alle ore 19:55.

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È allarme per lo stato di salute delle farmacie genovesi, che mostrano segni di forte sofferenza. Si registra addirittura, ed è caso unico in città, il fallimento di un esercizio, mentre un'altro è entrata in procedura concordataria. A lanciare il segnale è la Federfarma di Genova che, prima federazione territoriale italiana a farlo, ha costruito un benchmark delle farmacie della provincia, grazie all'analisi dei bilanci 2011 e 2012 di 100 esercizi, dei 300 presenti sul territorio.

Dall'analisi, voluta dal presidente dell'associazione, Giuseppe Castello, emerge, tra l'altro, che l'equilibrio finanziario delle farmacie genovesi è in bilico. Il 45% degli esercizi esaminati risulta priva di equilibrio finanziario e quindi a rischio insolvenza; il che significa, afferma Agostino Poggi, tesoriere di Federfarma Genova, «che sono ridotti a lavorare con la sola cassa».

Inoltre l'analisi dei ricavi, spiegano i commercialisti Silvia Condello e Valeria Borsei, che hanno materialmente compilato lo studio, mostra una caduta del 6% tra il 2011 e il 2012. I fatturati del 2011, infatti, sono stati pari complessivamente, per il campione considerato, a 104,3 milioni contro i 97,9 milioni del 2012, con una variazione di -6,4 milioni. «I titolari – aggiunge Poggi – talvolta si trovano uno stipendio lordo che, di fatto, diviene inferiore a quello dei loro dipendenti. Anche perché una larga percentuale degli esercizi in questione è condotta da famiglie di farmacisti e quindi i redditi dei titolari vanno suddivisi. Inoltre l'incidenza dei costi di gestione supera il 35%, a fronte di un margine di guadagno del 30%».

In effetti, la solidarietà patrimoniale delle farmacie genovesi risulta, secondo la ricerca, "inesistente" per il 44% e "scarsa" per il 25%. «Insomma – afferma la Condello – il 70% circa di questi esercizi non è sufficientemente capitalizzato ed è completamente dipendente da fornitori, banche e fidi. La maggior parte di queste farmacie dovrebbe essere, quindi, ricapitalizzata a lungo termine, con un intervento diretto da parte del titolare. Detto questo, però, bisogna dire anche che tante farmacie mantengono la loro capacità di produrre reddito e di mantenere il loro valore».

Tra le cause che hanno portato all'attuale situazione a Genova ci sono, afferma Poggi, «oltre alla crisi generalizzata in atto in Italia, l'abbassamento del prezzo dei farmaci e un aumento dei costi gestionali, alcuni dei quali incomprimibili, come quello del personale e quello delle incombenze burocratiche. Ad esempio, il costo di partecipazione ai corsi obbligatori per titolare e dipendenti, è divenuto altissimo. Tra i motivi della crisi, infine, vi è anche, in certi casi, una gestione non sempre attenta dei titolari».

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