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Questo articolo è stato pubblicato il 07 febbraio 2014 alle ore 13:35.

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Prima di quella dannata notte del 1996 era la perla rara del Settecento veneziano. Un gioiello custodito negli occhi e nel cuore di milioni di estimatori dell'arte sparsi nel mondo. Prima dello scellerato incendio che distrusse storia e bellezza, erano gli odori dei broccati e dei velluti, lo scricchiolio del legno sotto i passi, la magia degli affreschi, la polvere delle tavole del palcoscenico, la straordinaria acustica, a stregare gli appassionati e i protagonisti della musica operistica catapultandoli in un'altra epoca, nel clima tangibile di un'avventura dell'anima, ancor prima che dell'orecchio.

Il Gran Teatro La Fenice di Venezia era tutto questo e molto di più, prima dell'avventata "furbata" di due elettricisti che appiccarono il fuoco per non pagare una penale, infliggendo un colpo mortale al cuore di migliaia di cittadini. Ci vollero quasi otto anni per ricostruire il teatro "dov'era e com'era" e la volontà di amministratori, istituzioni, associazioni, privati benefattori, semplici cittadini. La Fenice è risorta dalle sue ceneri, ce l'ha fatta, e ora è più viva che mai. Tanto da essere diventata il primo teatro per produzione in Italia, con 118 recite d'opera nella stagione 2012-2013, cinque di balletto, 29 concerti sinfonici dell'Orchestra propria, 198 altre manifestazioni in sede e fuori sede, per un totale di 350 spettacoli complessivi.

E oggi, forte di un bilancio di 33 milioni, in crescita del 2% rispetto al 2012, di 250 dipendenti, di 90mila biglietti l'anno staccati - per un totale di quasi 9 milioni di euro (+12% rispetto al 2012) – e di 259 aperture di sipario, consolida la sua stabilità entrando a far parte di Confindustria Venezia, con lo scopo di sviluppare ulterioremente lo stretto rapporto tra patrimonio e imprenditoria culturale, strada obbligata in una città che lega business e sviluppo proprio al patrimonio culturale, dove la cultura va considerata una delle leve industriali primarie per il rilancio economico dell'intera provincia.

«La Fenice, soprattutto nella filosofia degli ultimi anni, è una grande impresa culturale – dice il sovrintendente della Fondazione Cristiano Chiarot -, che ha tra i suoi obiettivi prioritari la produttività e una rigorosa attenzione ai bilanci. Superando l'idea che la musica e la cultura possano esistere solo come realtà protette e collocate al di fuori del mercato, il Teatro intende sempre più proporsi come soggetto autonomo e virtuoso, senza rinunciare alla qualità della propria offerta, e anzi incrementandola anche attraverso strategie di contenimento dei costi e valorizzazione delle risorse, unico argine alla difficile situazione generale, che vede i finanziamenti pubblici e privati restringersi progressivamente (in due anni due milioni di euro in meno, ndr). In quest'ottica l'adesione a Confindustria Venezia è un passaggio naturale e quasi necessario, nella convinzione che il mondo dell'arte e quello dell'imprenditoria debbano sempre maggiormente intrecciarsi e collaborare».

«Quando nuove aziende decidono di entrare a far parte di Confindustria, diventandone socie, è sempre un momento importante - dichiara Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Venezia - che ti spinge a guardare al futuro con rinnovato impegno e ad allargare visioni e strategie. Quando poi ad associarsi è una società di grande prestigio culturale come il Teatro La Fenice, la soddisfazione è doppia perché aumenta la consapevolezza che il nuovo ingresso accrescerà il valore, il lavoro e la voce di tutta l'Associazione».

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