Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2014 alle ore 18:15.

My24
Nella foto il Tribunale di Bologna (Imagoeconomica)Nella foto il Tribunale di Bologna (Imagoeconomica)

«Siamo qui perché vogliamo chiarezza». Schierati davanti al Tribunale di Bologna i dipendenti della Faac di Zola Predosa, prima cintura bolognese, per la prima volta esprimono pubblicamente, con una manifestazione, tutta la loro preoccupazione per le sorti della multinazionale dei cancelli, colosso ostaggio da oltre un anno dell'aspra querelle giudiziaria tra l'Arcidiocesi del capoluogo emiliano e i parenti del defunto patron dell'azienda per i diritti sul compendio ereditario.

In gioco c'è il pacchetto di maggioranza di Faac (66%), affidato dal Tribunale al custode giudiziario Paolo Bastia. Un provvedimento contro il quale sia l'Arcidiocesi sia la Faac stessa hanno presentato reclamo, nel corso di una udienza che si è svolta con il presidio davanti al Palazzo di Giustizia di 170 dei quasi 200 dipendenti della multinazionale. Per non mancare all'appuntamento i lavoratori hanno proclamato uno sciopero, il primo per cause aziendali nella storia della Faac. Emblematico del clima che si respira nello stabilimento di Zola Predosa: anche gli operai temono che la custodia possa pregiudicare lo sviluppo dell'azienda e i posti di lavoro. «Questa non è una situazione di crisi – dice Nicola Patelli, della Fiom – ma anche la mancata crescita può aprire la porta al rischio di un'emergenza occupazionale».

Certo Faac non è arretrata nell'ultimo anno. Ma il piano di espansione messo a punto dal management ha subito un brusco rallentamento, dopo quattro anni di sviluppo. Nel 2010 la multinazionale chiudeva il bilancio con 158,6 milioni di euro di ricavi netti, nel 2012 sfiorava già 284 milioni, con un balzo del margine operativo lordo: 49,6 milioni. «Una performance importante – spiegano dalla Faac - che purtroppo si è arrestata nel 2013, proprio quando ha avuto inizio la custodia». Ed è proprio sul custode che si appuntano le rimostranze dei vertici dell'azienda, gigante che dà lavoro, nel mondo, a 1.800 persone. «Il professor Bastia, nominato custode nel primo e nel secondo sequestro – prosegue la Faac - ha esercitato la custodia con un atteggiamento invasivo nella gestione sociale e con un dichiarato intento di discontinuità della stessa, manifestando apertamente e a più riprese l'intenzione di modificare il Cda e di assumerne la presidenza. Inoltre, ha ripetutamente interferito nella gestione, con comportamenti estranei al ruolo, pretendendo di sottoporre all'autorizzazione del giudice le operazioni di gestione più importanti della società, previo proprio parere motivato».

Parole forti che testimoniano il forte livello di tensione provocato dalla contesa per i diritti sull'eredità (valore complessivo: circa 1,7 miliardi), rivendicati dall'Arcidiocesi in virtù di tre testamenti olografi. Il Tribunale, sentite le parti, delibererà sul mantenimento o sulla revoca del provvedimento nei prossimi giorni. Per entrare nel merito del procedimento bisognerà invece aspettare fino alla metà di luglio, quando il collegio di periti nominati dal giudice Fiammetta Squarzoni depositerà la perizia sui testamenti.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi