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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2014 alle ore 10:34.

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POTENZA - Gli ostacoli burocratici ed autorizzativi incontrati in Basilicata non hanno bloccato il progetto. Un'altra regione ha creduto nelle nuove tecnologie oggetto di ricerca e l'impianto è stato realizzato nelle Marche dove ha sede la ditta responsabile dell'associazione temporanea di impresa, la Simam (Servizi Industriali Manageriali Ambientali) incaricata.

Richieste le autorizzazioni necessarie alle autorità competenti per svolgere il test, l'impianto, infatti, ha rapidamente avuto l'ok, senza necessità di procedere con Via, ed è stato realizzato a Schieppe di Orciano in provincia di Pesaro-Urbino con un investimento di 1 milione di euro. Il 20 novembre è partito il test relativo al trattamento delle acque di strato provenienti dal giacimento della Val d'Agri e si sta concludendo positivamente.
«È l'esempio che quando è possibile fare ricerca, innovazione e tecnologia possono portare benefici in termini di sostenibilità», ha sottolineato l'ad di Syndial, Giovanni Milani. «Ma non bisogna mai dimenticare – ha aggiunto – che la sostenibilità ha tre gambe: ambientale, sociale ed economica. E l'una non può reggersi senza l'altra. Non si può parlare solo di sostenibilità ambientale. Altrimenti avremo un mondo pulito, con tanta gente disoccupata e nessuna crescita economica. Ma neppure di sostenibilità sociale, pensando a garantire solo l'occupazione, senza poi avere anche una visione economica di lungo periodo e garanzie ambientali. Occorre, invece, coniugare sempre queste tre variabili».

Il progetto pilota che sta sperimentando Syndial sta rispettando le attese. Ma come funziona l'impianto? Per la sperimentazione, le acque di produzione del Cova sono state trasportate tramite 1-2 autobotti al giorno e i risultati preliminari sono positivi, con una qualità delle acque alla fine del ciclo di trattamento e con parametri ambientali di funzionamento dell'impianto migliori del previsto. Gli elementi acquisiti ora consentiranno di valutare lo sviluppo di una progettazione esecutiva su scala industriale per un impianto fisso di trattamento delle acque di produzione del Cova, della capacità di 100 metri cubi l'ora, che oltre a ridurre il traffico di autobotti sulle strade lucane, permetterà in futuro l'autosufficienza idrica delle attività dell'Eni nel territorio con un investimento finale di circa 50 milioni di euro, un impegno di circa 30 unità dirette e 35 indirette, con tempi di realizzazione pari 24 mesi dall'autorizzazione.
Le acque di produzione del Centro Olio di Viggiano, una volta trattate, potranno ritornare presso lo stabilimento per essere utilizzate come acque industriali. L'obiettivo è di rendere il Centro Olio un impianto "zero liquid discharge", dotando altresì il territorio di una nuova tecnologia, che possa essere gestita da risorse locali operanti nell'ambito del Consorzio industriale. Ma il progetto su scala industriale dovrà ora trovare il consenso della Regione Basilicata. Per questo è stata prevista anche la possibilità di visite sul posto per mostrare la funzionalità del trattamento. (L. Ier.)

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