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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2014 alle ore 14:43.
L'ultima modifica è del 24 febbraio 2014 alle ore 09:50.

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Sette anni di lavoro alle spalle, altri sette di orizzonte davanti con un obiettivo intermedio, diventare la capitale europea della cultura 2019, che diventa l'occasione per ridisegnare la città e valorizzarne patrimonio e territorio. In vista del traguardo finale del 2021, settimo centenario della morte di Dante, con un progetto triennale sulla Divina Commedia che potrebbe fare da ponte tra le due fatidiche date.

Ravenna si sta giocando tutto sul binomio cultura-economia: si parla di 400 milioni di euro di investimenti, principalmente in edilizia e infrastrutture di cui almeno 150 per riqualificare la darsena cittadina, e 45 milioni di budget operativo artistico-culturale; della chance di incrementare del 25-30% i flussi turistici; dell'opportunità di accelerare tutti quegli interventi che troppo a lungo sono stati promessi e mai realizzati, come l'E45-E55, il corridoio autostradale incompiuto da Civitavecchia a Mestre. Senza considerare l'indotto per l'occupazione, se Ravenna sarà la prescelta a ottobre tra le sei città finaliste rimaste in gioco in Italia, delle 21 iniziali (Ravenna si contende la nomination con Siena, Perugia, Cagliari, Lecce e Matera).
"Oggi stiamo preparando il dossier finale che entro il 21 luglio dovremo inviare alla commissione europea esaminatrice - spiega Alberto Cassani, ex assessore comunale alla Cultura, coordinatore del comitato promotore di Ravenna 2019 - ma questo è un progetto di cui l'attuale sindaco Fabrizio Matteucci iniziò a parlare già nella campagna elettorale del 2006. Un progetto che attiva uno sforzo di riprogettazione urbanistica in nome della cultura, a partire dai 140 ettari tra il centro storico e il canale Candiano, la darsena di città ricca di archeologia industriale, che segna un passaggio storico per il Paese".

Un percorso di 14 anni, dal 2007 al 2021, lunghissimo per i tempi delle amministrazioni pubbliche, all'insegna della collaborazione a tutti i livelli. Ravenna ha scelto di candidarsi come capofila dell'intera area vasta romagnola, coinvolgendo i comuni di Rimini, Forlì, Cesena, Faenza, Lugo. E ha teso la mano anche a Venezia, esclusa dal primo round di selezione europea, ma rimessa in gioco la scorsa settimana con l'incontro tra i due sindaci adriatici, accomunati dall'essere alla guida di due porte d'Oriente e di due scrigni di arte bizantina: è attesa a giorni la firma di una vera e propria intesa infrastrutturale tra la città lagunare e quella dantesca, che coinvolgerà in particolare i collegamenti via mare e via aria Ravenna-Venezia, per potenziare la ricettività romagnola di investitori e turisti.

"Non è casuale che come metafora omnicomprensiva per la candidatura a capitale europea 2019 sia stato scelto il logo "mosaico di culture"", prosegue Cassani. Un mosaico di tessere che non esclude nessuno, perché lo stesso iter progettuale ha coinvolto fin dall'inizio tutta la cittadinanza, partendo dal basso, un esperimento senza precedenti in regione. Con l'open call del 2012 sono arrivate 400 proposte dai cittadini ravennati (molte entrate nel dossier presentato all'Europa), 28 working group sono all'opera in Romagna ed è nata un'associazione di volontari ad hoc, Vira2019, che sta lavorando già da due anni nel supporto allo staff promotore e nella gestione di eventi culturali in città.
Ieri Ravenna ha ospitato le delegazioni di Sofia, Plovdiv, Varna e Veliko Tarnovo, le quattro città finaliste candidate in Bulgaria, l'altra nazione che assieme all'Italia è stata chiamata alla candidatura di capitale europea per il 2019, con l'obiettivo di collaborare invece che competere pure nella stesura del dossier finale.

"Anche se non si vince - afferma il coordinatore di Ravenna 2019 - la città ha iniziato un percorso che non si può arrestare. Speriamo di continuare con il Governo Renzi il lavoro avviato con la squadra di Letta per riconoscere lo sforzo profuso, non solo da noi ma dalle altre città candidate, affinché almeno parte dei progetti strategici sia comunque realizzato". In ballo non ci sono finanziamenti stratosferici: da Bruxelles Ravenna si può aspettare un milione e mezzo di euro, in grado però di fare da detonatore di fondi misti pubblico-privati e di crowdfunding. E i tempi stringono. Se vincerà la sfida, e si saprà in autunno, Ravenna avrà solo tre anni per rifarsi scheletro e look e tornare capitale di un impero.

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