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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2014 alle ore 12:55.
L'ultima modifica è del 25 febbraio 2014 alle ore 13:06.

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di Luca Orlando

Partenza in salita per il made in Italy nel 2014. A gennaio l'export verso i paesi extra-europei si riduce in valore del 2,7% e per le importazioni il bilancio è ancora peggiore, giù di quasi 12 punti su base annua. Il quadro, per la verità, è influenzato in modo pesante dai listini di oro e petrolio, in caduta ormai da molti mesi, ed escludendo queste voci dal calcolo il bilancio per le nostre vendite migliora, anche se non arriva oltre il "pareggio".
Il dato peggiore del mese è comunque il -22,7% verso la Svizzera, determinato proprio dalla perdita di valore dell'oro esportato.

Male, tra i paesi, anche Turchia, India, Medio Oriente e paesi Opec, in quest'ultimo caso con le vendite penalizzate dal calo di valore dei prodotti petroliferi raffinati.
Segnali positivi arrivano invece dagli Stati Uniti (+7,1%) e dalla Cina (+11,4%), due aree che insieme valgono il 10% del nostro export.

In termini settoriali il segno meno più pesante è nei prodotti intermedi (dove l'Istat classifica l'oro) mentre i beni di consumo resistono attorno alla parità. Buona la performance dei beni strumentali, in crescita del 2,4%, segnale positivo per uno dei comparti chiave del made in Italy manifatturiero.

A determinare il crollo delle importazioni è il settore energetico (-42% gli acquisti in valore dai paesi Opec), escludendo il quale la frenata è più che dimezzata al 4,9%. Segnale tuttavia per nulla rassicurante, soprattutto perché il calo è concentrato nei beni strumentali, confermando in questa fase di difficoltà la scarsa propensione delle nostre imprese ad investire. Unico aspetto positivo è il miglioramento del saldo commerciale, con un passivo limitato a 894 milioni a fronte del "rosso" di 2,4 miliardi del gennaio 2013.

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