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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2014 alle ore 12:06.
L'ultima modifica è del 25 febbraio 2014 alle ore 16:51.

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Non ha perso affatto tempo l'arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, per sottolineare al nuovo Governo l'urgenza (e la complessitá) del caso Ilva e la necessitá di avviare il risanamento ambientale. Ieri, proprio mentre il premier Matteo Renzi e i ministri erano al Senato per il primo dei due voti di fiducia, Santoro, che era a Roma, ha colto l'occasione per incontrare a Palazzo Madama il nuovo ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, presente anche il Guardasigilli, Andrea Orlando, che la delega all'Ambiente aveva nell'esecutivo Letta. Dell'incontro, con relativa pubblicazione di foto, é stata data notizia dal ministero dell'Ambiente sul sito istituzionale. "Al centro del colloquio - fa sapere il ministero - l'interesse e l'impegno con cui monsignor Santoro ha in questi mesi seguito e incoraggiato il lavoro svolto dal governo sullo stabilimento Ilva per cercare di coniugare la salute dei lavoratori e dei cittadini di Taranto insieme alla tutela dell'ambiente e la salvaguardia dei posti di lavoro".
Consapevole della crisi che attraversa Taranto, ma anche delle forti divisioni che il tema difesa del lavoro-tutela della salute provoca in cittá, ovvero tra chi pensa che l'acciaieria vada chiusa e chi, invece, no, non é la prima volta che l'arcivescovo cerca e ottiene il confronto col Governo. In diverse occasioni, infatti, ha incontrato Corrado Clini, ministro dell'Ambiente nel Governo Monti; a novembre, poi, ha fatto venire a Taranto, per un convegno dell'Arcidiocesi, i ministri Orlando e Lorenzin; ieri, infine, ha avuto un primo incontro con Galletti presente lo stesso Orlando. Il quale, proprio nel convegno di novembre, piú volte disse di essere d'accordo con la posizione del vescovo sull'ambiente e sull'Ilva. E di Taranto, Santoro ha parlato anche a Papa Francesco invitandolo per una
visita. Il Papa gli ha risposto: "Voglio venire a Taranto".

"Non tocca alla Chiesa risolvere il problema di Taranto - ha sottolineato in questi mesi Santoro -. Tocca alla Chiesa favorire il confronto, la condivisione di un percorso possibile, il superamento delle divisioni, sapendo che dobbiamo certo rivendicare un ambiente salubre e la difesa della salute dei tarantini, ma al tempo stesso non distruggere il lavoro". L'arcivescovo, di origini pugliesi ma venuto poco piú di due anni fa a Taranto dal Brasile, si é quindi dato questa "missione". Dialogo, attivismo, presenza sui problemi, sono la cifra del suo modo di agire. Cosí come al Governo ricorda che il risanamento ambientale della cittá non puó attendere, allo stesso tempo dice al commissario dell'Ilva, Enrico Bondi, e al sub commissario, Edo Ronchi - che ha incontrato -, che solo l'avvio effettivo delle coperture dei parchi minerali del siderurgico puó dare fiducia ai tarantini e rendere manifesto e concreto il cambiamento. E quando si fa osservare al vescovo che spesso sembra voler supplire alle assenze delle istituzioni locali con il suo pressing continuo, lui sorride. Non gli sfugge certo che sia il sindaco di Taranto, Ezio Stefáno, che il governatore della Puglia, Nichi Vendola, sull'Ilva sono molto contestati - nonché alle prese con due avvisi di garanzia nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria -, "ma il mio compito - sottolinea - é solo quello di dar voce al dramma di questa cittá facendola ascoltare a chi puó e deve intervenire".

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