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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2014 alle ore 17:12.

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Massa Carrara. «La Regione Toscana mette a rischio oltre 5000 posti di lavoro diretti, cancellando un indotto del valore di oltre trecento milioni di euro, all'interno di una delle realtà produttive e storiche di maggiore solidità e tradizione dell'intero territorio nazionale». È questo ciò che pensano gli imprenditori del settore lapideo riuniti nel Coordinamento Imprese Lapidee, che rappresenta le aziende del Parco delle Apuane e facenti parte di Cosmave (Consorzio per lo sviluppo dell'attività marmifera dell'Apuo-Versilia) e di Cam (Concessionari Agri Marmiferi di Massa) e che insieme hanno detto no al Piano paesaggistico deliberato dalla Giunta Regionale della Toscana e trasmesso alla sesta commissione del Consiglio Regionale, per l'approvazione definitiva.

Il nuovo Piano paesaggistico della Regione che, tra gli altri provvedimenti, stabilisce lo stop dell'attività estrattiva all'interno del Parco delle Alpi Apuane, sta mandando in fibrillazione ambientalisti, industriali e mondo della politica. La delibera di giunta, approvata lo scorso 17 gennaio, ancora da diventare esecutiva, parla chiaro: le cave che si trovano all'interno dell'area protetta, 40 mila ettari tra le province di Massa Carrara e Lucca, dovranno chiudere i battenti, probabilmente allo scadere delle concessioni degli operatori. Per il presidente del Consorzio Cosmave, Fabrizio Rovai, il presidente del Cam Umberto Ronchieri e il presidente della Cooperativa Beni Sociali di Levigliani, Daniele Poli, gli effetti immediati e quelli futuri, anche a breve termine, saranno nefasti su un'intera comunità. Così è stato spiegato nell'ultima riunione del coordinamento delle imprese lapidee che si è svolto nella sede di Cosmave a Pietrasanta in provincia di Lucca.
Si parla di circa 50 cave, tra cui quelle famose di marmo bianco utilizzate anche da Michelangelo Buonarroti per le sue sculture, in cui lavorano migliaia di operai. Per le imprese lapidee, si parla anche di una memoria storica fatta di secoli di tradizione, di attività lavorativa e di eccellenze che hanno contribuito a scrivere intere pagine di storia dell'arte e dell'architettura in tutto il mondo; marmi, scavati nel Parco, senza i quali non esisterebbe un distretto lapideo della Versilia.

Dura l'accusa del Coordinamento Imprese Lapidee alla Regione Toscana consapevole, secondo loro, del danno all'economia locale, regionale e nazionale che provocherà attraverso il suo nuovo Piano paesaggistico. È stato richiesto l'intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, chiamato a verificare le condizioni delle famiglie dei cinquemila lavoratori, senza contare l'indotto, che verrebbero colpite dal provvedimento. Gli ambientalisti negano il numero, "gonfiato" – a loro avviso – dagli industriali per strumentalizzare la partita dell'estrazione del marmo all'interno dell'area protetta del Parco delle Apuane, ma contro l'atto di forza della Regione si sono levati tutti, oltre agli industriali della Provincia di Massa Carrara, a sorpresa anche lo stesso presidente del Parco delle Apuane Alberto Putamorsi, la cui difesa a spada tratta dell'attività estrattiva all'interno dell'area protetta ha suscitato numerose polemiche da parte di Legambiente, sia regionale sia nazionale e della stessa politica che a più voci ha chiesto le sue immediate dimissioni.

Sul versante della tutela del territorio, Industriali, Cam e Cosmave precisano che sull'area del Parco delle Apuane, la realtà estrattiva incide soltanto per il 3,72%, una percentuale minima e sostengono anche che, laddove si parlerà di ambiente e di inquinamento, la risposta sarà sempre ben chiara perché le aziende si sono imposte negli anni modelli sostenibili di gestione del territorio, collaborando con il parco e l'indotto per la migliore preservazione del territorio e la sostenibilità ambientale. La partita non è conclusa e la Regione Toscana è invitata ad aprire un tavolo di lavoro per discutere di tutti gli elementi critici della vicenda.

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