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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2014 alle ore 06:42.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 12:18.

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TARANTO - Sarà aperto a marzo il cantiere per la copertura del parco calcare dell'Ilva. Sono otto, tra primari e secondari, i parchi minerali dello stabilimento siderurgico. Il calcare – che ricade nel Comune di Statte, vicino al capoluogo – è tra i secondari ed è il primo a partire con gli interventi dell'Autorizzazione integrata ambientale di ottobre 2012, la quale ha prescritto le coperture su tutti i parchi al fine di minimizzare l'impatto ambientale trattandosi di aree all'aperto. Il secondo cantiere che dovrebbe avviarsi è quello dei parchi omo-coke e agglomerato nord e sud, anch'essi secondari e approvati nelle scorse settimane dal Comune di Taranto. Nell'omo-coke sono stoccati la miscela di minerali di ferro destinata alla sinterizzazione e il carbon coke. Nell'agglomerato, invece, il sinterizzato di minerali di ferro per gli altiforni. Presentati i progetti in estate, ci sono voluti alcuni mesi perchè le amministrazioni di Taranto e Statte dessero il via libera, arrivato a fine 2013 per omo-coke e agglomerato e agli inizi di gennaio per il calcare. Sul piano della procedura amministrativa, un'accelerazione l'ha data l'ultimo decreto sull'Ilva, il 136, poi convertito nella legge 6 dello scorso 6 febbraio.

«Per il parco del calcare andrà eliminato un terrapieno presente nell'area, ma con i lavori siamo sostanzialmente pronti a partire» dice Edo Ronchi, sub commissario dell'Ilva, che oggi pomeriggio incontrerà per la prima volta a Roma il nuovo ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti. Al centro del confronto, anche la presentazione del piano delle misure ambientali per il siderurgico che, insieme a quello industriale, è uno degli assi portanti dell'ultima legge. «Il piano ambientale è pronto, quello industriale in fase di definizione, ma se il piano ambientale non viene ufficializzato, nemmeno l'altro può vedere la luce poiché sono connessi», afferma Ronchi. L'ufficializzazione del piano ambientale è legata al varo di un Dpcm che il ministro Andrea Orlando, prima di lasciare l'Ambiente, ha trasmesso alla presidenza del Consiglio. Pare che fosse all'ordine del giorno già nella seduta del Consiglio dei ministri poi sfociata nelle dimissioni di Enrico Letta, ma l'apertura della crisi ha fatto saltare la scadenza prevista dalla legge: entro il 28 febbraio. «I passi che ora attendiamo – dice Ronchi – sono il concerto tra i ministeri Ambiente, Salute e Sviluppo economico e la successiva pubblicazione del piano ambientale sulla "Gazzetta Ufficiale" in modo che si possa passare subito dopo al piano industriale. Quest'ultimo è importantissimo, altrimenti non possiamo fare l'aumento di capitale che serve a realizzare le opere di risanamento. Con un mercato in crisi e una situazione aziendale pesante sotto il profilo economico, l'Ilva non può ricavare dalla sola attività industriale le risorse per l'Aia e l'innovazione tecnologica».

In quanto alle coperture dei parchi secondari, sono costituite da strutture in legno lamellare con fondazioni in calcestruzzo armato, di forma e dimensioni differenti in funzione delle macchine operatrici utilizzate all'interno dei capannoni e dei volumi di stoccaggio richiesti dall'operatività degli impianti. In particolare, per il parco omo-coke saranno adottate strutture ad arco mentre per l'agglomerato edifici tronco-piramidali a pianta poligonale. La superficie complessiva da coprire è di 74.120 metri quadrati. Sei mesi i tempi stimati per finire l'intervento del parco calcare, cinque per l'agglomerato e dieci per l'omo-coke. Da qualche giorno, intanto, è stato depositato al ministero dell'Ambiente lo studio di impatto ambientale, preliminare alla Via, per due parchi più grandi.

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