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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2014 alle ore 06:42.

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PISA. Dal nostro inviato
«No, in Francia non esiste una prototipo di macchina così. Siamo in fase avanzata con la parte concettuale, ma non abbiamo ancora realizzato quello che qui c'è già». Christophe Guettier, ingegnere e responsabile di ricerca presso la direzione R&T di Sagem (gruppo Safran), ha un commento di ammirazione tecnologica osservando il futuristico robot in azione davanti a lui.
Pisa, laboratori Percro – acronimo di Perceptual robotics laboratory – della Scuola Superiore di Sant'Anna. Qui il futuro non è poi così lontanto. Anzi. In una stanza del Percro, allacciato con un cavo alle batterie che lo alimentano, c'è quello che a prima vista può sembrare un incrocio tra i cinematografici Robocop e Iron Man. Un sistema esosceheletrico robotizzato, in grado di interagire con l'uomo che lo indossa, come se fosse un'armatura.
Il laboratorio di robotica percettiva della Scuola superiore, è uno spin off dell'Istituto di tecnologie della comunicazione, dell'informazione e della percezione. Dal '91 l'attività di Percro è stata caratterizzata dallo sviluppo di sistemi robotici esoscheletrici che, in riferimento all'operatore, presentano la proprietà di essere indossabili, seguirne fedelmente i movimenti degli arti e fornire, contemporaneamente, assistenza o vincoli ai movimenti degli arti stessi.
E questo è un aspetto importante per una delle molte applicazioni pratiche, quella della riabilitazione post-traumatica e della neuroriabilitazione. Ma un'altra importante applicazione è quella dell'assistenza alla deambulazione delle persone anziane o con gravi difficoltà motorie.
Il padre di queste macchine è il professor Massimo Bergamasco, docente di meccanica applicata alla Superiore Sant'Anna. Lo scorso anno tre ingegneri della sua equipe hanno vinto il premio "Impresa del futuro" assegnato dalla Fondazione Gaetano Marzotto: 250mila euro che serviranno a finanziare progetti e nuove idee. Perché «l'aspetto finanziario – spiega Bergamasco – è il nostro quotidiano problema». Che Percro ha affrontato avviando una serie di collaborazioni industriali e commerciali; e perfezionando la ricerca di fondi in sede europea. Nel 2013 le risorse principali derivano proprio dai fondi Ue per la ricerca e l'innovazione (39%), poi dalle collaborazioni industriali (31%), quindi da stanziamenti regionali (17%) e nazionali (12%).
La novità del 2014 è l'accordo siglato di recente con il colosso Safran. Il gruppo multinazionale di alta tecnologia, leader nell'aerospazio, nella difesa e nella sicurezza, ha deciso di avviare azioni di ricerca e sviluppo congiunte nell'ambito del programma europeo Horizon 2020, sul tema dell'utilizzo di sistemi robotici esoscheletrici in vari campi applicativi, quali l'ingegneria delle costruzioni civili, operazioni di protezione civile come ricerca e recupero, la logistica industrale. E, naturalmente, il settore della difesa. La collaborazione con Safran consentirà di perfezionare il prototipo già operativo a Pisa, con l'obiettivo di arrivare a una prossima fase industriale.
All'accordo tra il laboratorio di robotica e Safran si è arrivati proprio grazie alla capacità di innovazione tecnologica di Percro, che ha sorpreso e interessato il gruppo francese. Nel centro hi-tech di Pisa, oltre allo studio dell'interazione uomo-macchina dal punto di vista meccanico, gli ingegneri guidati da Bergamasco e dal direttore di Percro, Carlo Alberto Avizzano, sviluppano altre attività di un futuro che è già presente: l'uso di ambienti in realtà virtuale per poter realizzare interventi remoti; visite virtuali a musei e gallerie; studio e applicazione sui movimenti del corpo in interazione con software.
«Stiamo collaborando con molti gruppi italiani – dice Avizzano – come Enel, Ansaldo, Inail. Per esempio Enel ci ha chiesto di mettere a punto un sistema di manutenzione in ambiente virtuale delle loro centrali. In questo modo un operatore, a distanza, può entrare fin nel cuore di una centrale o di una turbina, utilizzando le possibilità della realtà virtuale e interagire con un avatar».
A chi gli chiede quando, nelle vita quotidiana, arriverà la presenza di robot, Bergamasco risponde: «Non saprei. Potrebbe essere tra un anno come fra dieci. Abbiamo ancora diversi aspetti da studiare e ostacoli da superare. Siamo comunque a buon punto. Tuttavia sono convinto che, come è accaduto con l'automobile, l'uomo non potrà più fare a meno degli esoscheletri».
roberto.iotti@ilsole24ore.com
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