Nord e Sud, precari e garantiti, giovani e anziani: ecco le Italie del lavoro che Renzi non può ignorare
Due, tre, molte Italie. Su prospettive, fiducia nel futuro e soluzioni per creare occupazione nello Stivale prevale un quadro complessivamente negativo, segnato da profonde fratture rispetto all'età, alla condizione contrattuale e all'area di residenza. Ne danno conto, nitidamente, le elaborazioni della divisione Public Affairs di GPF sulla base dei dati rilevati dal Monitor 3SC, programma di ricerca che da 30 anni interpreta le trasformazioni sociali e di consumo della società italiana. Si tratta di un ulteriore allarme su una situazione di grave disagio, ma anche di spunti utili per i prossimi tentativi di trasformazione del mondo del lavoro in Italia. A partire dal Jobs Act, annunciato per la prossima settimana dal neo presidente del Consiglio Matteo Renzi.
di Alberto Annicchiarico e Marco Cacciotto
4. Verso il Jobs Act / L'ansia del contratto che spacca il Paese

Nel nostro Paese è senza confini, per i "non garantiti", la percezione di una vita condannata all'instabilità e alla preoccupazione per il proprio futuro. La frattura è profonda in tutte le quattro macro regioni italiane. Il dato più eclatante viene dal Nord Est, dove il differenziale tra i "tempo indeterminato" e tutti gli altri supera il 34 per cento. Qui due "garantiti" su tre definiscono la propria condizione relativamente tranquilla, mentre due "non garantiti" su tre si sentono senza certezze per il futuro. Il divario minore viene registrato al Sud e nelle Isole e ammonta al 17,5 per cento. Tempo determinato, autonomi, e altre forme contrattuali si dicono relativamente tranquilli per un complessivo 42,5 per cento: al meridione la situazione non è certo più rosea, ma sembra prevalga il disincanto dell'emergenza perenne.
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